TARANTO: C'erano una volta... Piero Caputo

TARANTO
Vincenzo Corallo
11.09.2016 10:32

Corre l’anno 1994 quando il club ionico piazza un colpo da novanta assicurandosi le prestazione del fantasista brindisino Piero Caputo. E’ un periodo abbastanza buio per tutto l’ambiente rossoblù, solo due anni prima il Taranto fu costretto a fare i conti con una radiazione che destabilizzò l’intera tifoseria costringendola a ripartire dall’inferno dei dilettanti. Il Taranto 1906, fondato dalla nuova proprietà che prese in mano le redini del club, ripartì col chiaro intento di riportare da subito la squadra ionica nel calcio che conta. Eleganza e fantasia erano le principali qualità di Piero Caputo, che con 78 presenze e 26 gol diventa uno dei protagonisti dell’annata 94-95 che regala  ai tifosi ionici la storica accoppiata C2 e Scudetto Dilettanti.
- Tre stagioni in riva allo ionio, cosa ha lasciato dentro di te l'esperienza da calciatore vissuta a Taranto? Che ricordi hai della città e dei magnifici tifosi rossoblù che a prescindere dalla categoria non hanno mai fatto mancare l'amore e l'incitamento verso la squadra?
“La piazza tarantina è una piazza incredibile, ho tanti ricordi indelebili dentro di me che non potrò mai dimenticare. Sono particolarmente legato alla splendida città dei due mari, mi sono sposato e ho trascorso stralci di vita davvero indimenticabili. Di Taranto amavo il mare e non appena mi era consentito mi recavo sul litorale per trascorrere dei momenti di puro relax. La tifoseria rossoblù è una della più calorose in Italia, la passione e l’amore sviscerato verso la maglia sono qualcosa di unico. Giocare allo Iavocone davanti a 20 mila spettatori ti gratifica e ti fa sentire un calciatore importante a prescindere dalla categoria. Taranto è come una seconda casa per me, a distanza di anni conservo tante amicizie, segno che la stima e il rispetto nei miei confronti sono rimasti invariati a distanza di tanti anni".
- Nella stagione 1994-1995 hai la fortuna di vincere campionato e lo scudetto dilettanti. Cosa ricordi di quella stagione e di quella squadra guidata magistralmente da Ivo Iaconi, costruita chiaramente con l'intento di ammazzare il campionato? Raccontaci inoltre dell'intesa perfetta che avevi con i tuoi compagni di reparto, Aruta e Cipriani, due autentiche macchine da gol.
“Quando fui contattato per la prima volta dalla società ionica militavo nel Cosenza in Serie B, avevo 3 anni di contratto e il raggiungimento della cadetteria fu il giusto premio che ripagò i tanti sacrifici fatti. Il Taranto ripartiva dai dilettanti dopo la cocente radiazione subita 2 anni prima. La nuova società, composta da gente seria, ambiziosa e innamorata, decise fortemente di puntare sul sottoscritto. Ricordo che il presidente era Pasquale Ruta, una persona fantastica dal punto di vista umano e imprenditoriale. Fu lui che mi convinse a sposare il progetto garantendomi che avrebbe riportato presto il Taranto tra i professionisti. Nella stagione 94-95 vincemmo tutto, era una squadra fortissima condotta magistralmente da Ivo Iaconi. Grazie al grande lavoro svolto dal direttore Vittorio Galigani arrivarono a Taranto tantissimi giocatori forti, tra cui Aruta e Cipriani con i quali si formò da subito un’ intesa perfetta che ci permise di diventare il migliore attacco in assoluto. Fu una stagione fantastica, che si concluse con le vittorie di campionato e scudetto dilettanti. Per tutta la durata della stagione, il grandissimo popolo rossoblù incitò incessantemente la squadra trasmettendole il grandissimo amore per la maglia”.
- Taranto e Brindisi due realtà molto simili: amore sviscerato e trascorsi recenti abbastanza tormentati. Ormai sono tantissime le realtà calcistiche storiche che si trovano a fare i conti con fallimenti che cancellano inesorabilmente anni di gloriosa storia. Come ti spieghi che il calcio italiano sia così cambiato nel corso degli ultimi anni? 
“Taranto e Brindisi sono effettivamente due piazze abbastanza simili, due città di mare con una passione grandissima per il calcio. Vedere Brindisi sparire dal panorama calcistico italiano mi ha fatto molto male. Al pari di Taranto, credo che la tifoseria brindisina meriti palcoscenici più importanti. Per quanto riguarda lo stato attuale del calcio italiano, è difficile esternare delle considerazioni, preferisco non sbilanciarmi troppo anche perché è un argomento che andrebbe approfondito per bene".
- Dopo 4 anni nell'inferno dei dilettanti, il Taranto è tornato finalmente nel calcio che conta. Uno sforzo incredibile da parte della società che ha dimostrato la reale intenzione di restituire al popolo rossoblù una squadra e una categoria degne di questo nome. Frutto di un lavoro certosino e di scelte oculate, la squadra di Aldo Papagni ha iniziato la stagione incamerando 4 punti con due compagini accreditate alla vittoria finale del campionato. Che idea ti sei fatto sull'attuale rosa e del lavoro svolto dalla società?
“Quando è arrivata la notizia ufficiale del ripescaggio ero felicissimo. Dopo tanti anni di delusioni, i magnifici tifosi rossoblù hanno potuto finalmente godere di una grande gioia. Lo merita tantissimo la piazza che secondo me può tranquillamente ambire a categorie superiori. Faccio un plauso alla società che lavorando in maniera seria e oculata è riuscita, con tanti sacrifici, a riportare il Taranto tra i professionisti. Visti i primi risultati conseguiti ritengo che l’attuale rosa del Taranto sia di buonissimo livello, merito anche di Aldo Papagni, un tecnico esperto che conosce alla perfezione la piazza tarantina” 
- Una Lega Pro che sta suscitando moltissimo interesse: le piazze blasonate che compongono il girone C sono davvero tante. Tra Lecce, Messina, Matera, Cosenza, Reggina, Juve Stabia, Foggia e Catania, chi vedi favorita per la vittoria finale? Secondo il tuo punto di vista, come collochi il Taranto al cospetto di queste compagini partite con il chiaro intento di vincere il campionato?
“Il girone C annovera piazze molto prestigiose, torneranno tanti derby storici dal sapore antico. Pronosticare una vincitrice in un campionato così equilibrato mi diventa difficile, credo però che le compagini più accreditate per il salto di categoria siano Lecce, Matera e Foggia. Per quanto riguarda il Taranto, auguro di raggiungere al più presto una salvezza tranquilla, conoscendo però l’entusiasmo della tifoseria ionica, sono sicuro che i rossoblù potranno tranquillamente ritagliarsi il ruolo di mina vagante del campionato".
- Di cosa si occupa oggi Piero Caputo e quali sono i suoi progetti nel prossimo futuro? Grazie mille per la disponibilità e, come da routine, ti chiedo di fare un saluto a tutti i tifosi ionici assidui lettori di Blunote. 
“Negli ultimi anni sono rimasto nel mondo del calcio, è mia intenzione rimanerci a lungo anche perché lavorare in questo mondo è una delle cose che amo di più. Colgo l’occasione per salutare tutti i magnifici tifosi rossoblù, e mando un grandissimo abbraccio a tutti i lettori di Blunote".

 

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