Tokyo 2020: Palmisano, ‘Non voglio pormi obiettivi’

La mottolese: ‘Le cinesi hanno una marcia in più, ma può succedere tutto’

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21.07.2021 14:42

(Di Tullio Luccarelli) Le Olimpiadi di Tokyo partiranno il 23 luglio; l’Italia avrà una nutrita rappresentanza, tra cui quattro atleti provenienti dalla città di Taranto (cinque rappresentanti ionici annoverando anche Roberta Chyurlia, arbitro di Judo). Nella terra del Sol Levante, Taras spedisce ai giochi olimpici i suoi migliori atleti, élite nelle rispettive discipline: il 6 agosto Antonella Palmisano, il giorno del suo compleanno, sarà di scena a Sapporo nella venti chilometri di marcia. Forte del quarto posto a Rio 2016 e del bronzo mondiale a Londra 2017, di quello europeo a Berlino 2018 e della vittoria alla Coppa Europa a Podebrady, due mesi fa. Antonella è una dei big della squadra d’atletica e su di essa si ripongono aspettative di medaglia, come afferma il tecnico della Nazionale Antonio La Torre «Tokyo non è un traguardo, il traguardo è fare un passo in avanti rispetto a ciò chesi è fatto finora». La mottolese, tesserata con le Fiamme Gialle, è reduce da un’altra gara a Podebrady, ove ha conquistato il pass olimpico, e Modena, città in cui ha stabilito il nuovo record italiano sui dieci km. Saranno stati mesi particolari.  «Partiamo dalla fine, cioè dal fatto che ho ricominciato a marciare da una decina di giorni. È accaduto che la preparazione invernale è filata liscia senza alcun tipo di problema, fino però a maggio quando in occasione della Coppa Europa è venuta fuori una infiammazione a un nervo che subito dopo la gara mi ha fatto fermare. Per un po’ di tempo non abbiamo ben capito di cosa si trattasse, ho avvertito ilfastidio anche durante la gara. Mentre marciavo non ero neanche sicura di poter arrivare al traguardo. Per mi sono accorta di riuscire a gestirmi bene. Addirittura, il fatto di vincere, senza essere al cento per cento proprio perché mi dovevo limitare edunque, non aspettandomi per nulla questo risultato, mi ha dato una grandissima fiducia. Insomma, è andata benissimo e questa cosa mi ha fatto ben sperare. Poi, per quaranta giorni, ho continuato ad allenarmi solo correndo, anche perché il grosso della preparazione ormai era già stato fatto». L’infiammazione è ormai alle spalle, la marcia può dirsi ripresa. «Ho ripreso a marciare da una decina di giorni. Maquesto non mi spaventa. Dopotutto anche a Rio ero arrivata nelle stesse condizioni, anche allora venti giorni prima della gara correvo solamente. Non volendo, mi sono ritrovata nella stessa situazione già vissuta, per cui non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Il fatto di aver continuato ad allenarmi intensamente correndo, mi ha permesso di lavorare con fiducia. Ora finalmente ho unito marcia e corsa, il gesto tecnico della marcia lo storiacquistando, mi sento più tranquilla e riesco a marciare». Dalle colonne di TimeOut, l’atleta di Mottola ha raccontato, dal ritiro della Nazionale di atletica, la routine che affronta a Roccaraso, sede del ritiro. «In questo periodo qui a Roccaraso sfruttiamo sia mattina che il pomeriggio per mettere più marcia possibile nelle gambe. Partiremo il 26, quindi non ci saremo per la cerimonia di apertura, anche perché le nostre gare sono state spostate a Sapporo, a ottocento chilometri da Tokyo. E tra l’altro ci saranno norme rigidissime per contrastare il rischio Covid: avremo accesso solo ad alcune aree, faremo il tampone ogni giorno, porteremo una applicazione installata in un braccialettoche monitorerà la nostra condizione. Insomma, saremo moltolimitati, ma se è necessario per partecipare a una Olimpiade, allora lo faremo». Palmisano viene indicata come una papabile medaglia, anche da Antonio La Torre. Non poca pressione insomma. «Devo dire che la pressione esterna non mi ha mai spaventato, in nessuna gara l’ho mai sentita e sono sempre stata concentrata su me stessa. Sodi poter fare bene, anche perché sono cinque anni che lavoriamo per questo appuntamento. Non mi limita il fatto di aver avuto questo intoppo fisico, sono consapevole di essermi preparata al meglio e lotterò per quello che ho sempre voluto. Vado lì per gareggiare con le migliori del mondo e so di essere una di loro. Non voglio precludermi niente, non mi pesa la consapevolezza di essere stata ferma per un certo periodo. L’obiettivo è partire per stare lì tra le prime. Lo coltivo da cinque anni». Ma ovviamente ci saranno avversarie ostiche da affrontare.«Sicuramente le cinesi. C’è Yang Jiayu, che a marzo aicampionati nazionali ha migliorato di quarantanove secondi il record del mondo (1h23’49”). Con lei anche Liu Hong, chevinse l’oro a Rio. E poi la spagnola Maria Perez, campionessa d’Europa (e seconda a maggio in Coppa Europa dietro Antonella, ndc). Ma le cinesi ritengo siano un gradino su tutte». I favori del pronostico, si sa, possono essere sovvertiti dal clima, da sempre protagonista delle competizioni sportive. “Sia nel 2018 che nel 2019 ci siamo allenati a Tokyo su quello che sarebbe stato il percorso della gara e nello stesso periodo dell’anno. Nel 2019 ci sono stati cinquantadue gradi nello stesso orario della gara. Qualcosa di inimmaginabile, era impossibile marciare. Abbiamo monitorato i parametri e tutti i test indicavanoun calo di performance. È una cosa che ovviamente vale anche per gli avversari, ma quando è stato deciso di spostare le gare a Sapporo, molto più a nord, ci siamo rincuorati. Ci saranno 6-10 gradi in meno. Non è tantissimo rispetto a temperature così proibitive ma è già qualcosa, e può fare la differenza tra l’arrivare al traguardo o meno. Sinceramente non so cosa aspettarmi dopo aver fatto due anni di preparazione per un certo luogo e poi sapere di dover fare la gara altrove, ma di sicuro mi aspetto una condizione climatica migliore. Quanto invece al momento dellagiornata in cui gareggiare, non ho preferenze. Magari – sorride ripensando al ritiro dall’ultimo Mondiale – meglio non di notte, come accaduto a Doha». Della spedizione nella spedizione, ovvero degli atleti tarantini, Antonella Palmisano è sicuramente la più navigata, avendo già alle spalle una partecipazione a cinque cerchi. «Sono passati cinque anni e ho ancora i brividi ripensando alla mia prima Olimpiade. Sono convintissima che proveranno emozioni che siporteranno dietro per tutta la vita. Per quanto importanti, non è un Europeo e non è un Mondiale. Le Olimpiadi le sogni. Non sono per tutti e non tutti le raggiungono. Il solo fatto di essere lì è qualcosa di impagabile. E sin dalla vigilia si accorgeranno di questi brividi e di quanto sarà pazzesco essere lì per rappresentare l’Italia». Un simbolo di rinascita per Taranto e tutto il territorio dei due mari.,Taras spedisce nella capitale orientale uno dei suoi diamanti; un leone della marcia a caccia della gloria. Si spera che le orme di Antonella ricalchino quelle di un suo illustre collega, oggi residente al MArTA, il pluridecorato Atleta di Taranto.

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