Taranto: Giovanni Palatucci, Polizia di Stato gli dedica l’ulivo in Piazza della Vittoria

Cultura, musica e spettacolo
10.02.2021 14:04

In occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Palatucci, ex Questore di Fiume, la Questura di Taranto ha voluto ricordarlo questa mattina attraverso l’apposizione di una targa vicino l’ulivo di Piazza della Vittoria, simbolo di pace, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose della provincia jonica. Nato a Montella il 31 maggio 1909 in Provincia di Avellino, dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino, nel 1936 giurò come volontario vice commissario di pubblica sicurezza. Nel 1937 venne trasferito alla Questura di Fiume come responsabile dell'Ufficio stranieri e poi come commissario e questore reggente. Avendo modo di conoscere l'impatto che le leggi razziali ebbero sulla popolazione ebraica, cercò di fare quello che la sua posizione gli permetteva, creando una strada per salvare tanti ebrei dai campi di sterminio. Un calcolo approssimativo ha stimato in più di 5.000 il numero di ebrei stranieri ed italiani che  Palatucci aiutò a salvarsi dalla furia nazista durante la sua permanenza a Fiume. Il Console svizzero di Trieste, un suo caro amico, gli offrì un passaggio sicuro verso la Svizzera, offerta che Palatucci accettò, inviando al suo posto la sua giovane amica ebrea, originaria di Karlovać, Mika Eisler (al secolo Maria) che, ritrovandosi da sola dopo la separazione dal marito, un certo Weiss, per scongiurare il pericolo che incombeva su di lei e la propria famiglia, fu costretta ad abbandonare precipitosamente il proprio paese per rifugiarsi a Fiume dove, poco dopo, fu raggiunta dalla madre Dragica Braun. Il 13 settembre 1944 venne arrestato dai militari tedeschi e tradotto nel carcere di Trieste. Il 22 ottobre venne trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau, dove morì due mesi prima della liberazione, a soli 36 anni. Il 17 aprile 1955, venne concessa la Medaglia d'Oro alla memoria dall'Unione delle Comunità Israelitiche d'Italia per le sue opere a favore degli ebrei e di altri perseguitati. Il 12 settembre 1990 lo Yad Vashem, l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, lo riconosce “Giusto tra le nazioni”. Il 15 maggio 1995 la Repubblica italiana gli ha conferito la Medaglia d'oro al merito civile per essersi prodigato in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione, pur consapevole dei gravissimi rischi personali. Il 21 marzo 2000 il Vicariato di Roma ha emesso un Editto per l'apertura del processo di beatificazione di Giovanni Palatucci, avvenuta formalmente il 9 ottobre 2002 e nel 2004 è stato proclamato Servo di Dio. “E’ la storia di un uomo normale che, con lucida consapevolezza, si guadagna il  campo di concentramento di Dachau, con determinazione,  va incontro alla morte che lo coglie 10 febbraio del 1944. Per questo, ognuno di noi ha il dovere di operare quotidianamente affinché non si creino mai più le condizioni per il ritorno di momenti così bui della storia dell’umanità. Palatucci avrebbe potuto voltarsi dall’altra parte e far finta di non vedere, avrebbe potuto ignorare il dramma di quei tanti ebrei che ha salvato. Al contrario, si è assunto la responsabilità  di essere giusto e di  esserlo fino in fondo, insegnandoci che nessun uomo ha il diritto di definirsi completamente tale se non partecipa, per risolverle, alle tragedie ed ai bisogni dei suoi simili. La sconfitta della libertà e della dignità di un solo uomo è la sconfitta di tutti”. Queste sono le parole che il Sig. Questore di Taranto dr. Giuseppe Bellassai ha espresso questa mattina durante la cerimonia di apposizione della targa in ricordo di Giovanni Palatucci, con un ringraziamento al Vescovo di Taranto S.E. Rev. Filippo Santoro per il momento di raccoglimento religioso che ha voluto dedicare alla ricorrenza, al Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci per la disponibilità a dedicare l’ulivo cittadino alla figura di un poliziotto ed al Prefetto di Taranto dr. Demetrio Martino per le sue parole di saluto. (Comunicato stampa)

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