Acciaierie d’Italia, USB avverte: “Senza garanzie occupazionali e ambientali, serve nazionalizzazione”
USB critica l’assenza di certezze sul piano di Baku Steel e chiede un polo siderurgico pubblico e decarbonizzato

Si è concluso il confronto tra i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e le organizzazioni sindacali, nel corso del quale è stato confermato l’avvio di interlocuzioni con Baku Steel per la possibile acquisizione degli asset dell’ex Ilva. Tuttavia, non sono emerse informazioni concrete sul piano industriale del gruppo azero, sollevando forti dubbi tra le sigle sindacali.
L’Unione Sindacale di Base ha espresso preoccupazione per l’assenza di garanzie su occupazione e ambiente, evidenziando come il Governo non abbia ancora adottato strumenti straordinari di intervento richiesti da tempo. Secondo USB, l’obiettivo dell’Esecutivo sarebbe quello di chiudere la trattativa entro giugno, ma la mancanza di trasparenza rischia di compromettere migliaia di posti di lavoro, inclusi quelli dei dipendenti diretti, di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’indotto.
«Il lavoro svolto dai commissari, che oggi registra numeri in linea con il 2018, non può essere vanificato da scelte affrettate», affermano i rappresentanti sindacali. USB considera la gestione commissariale un punto di equilibrio industriale che, pur con i suoi limiti, ha garantito una certa stabilità.
Nel corso dell’incontro, il sindacato ha richiamato l’esempio del Governo del Regno Unito, che sta valutando la nazionalizzazione di British Steel per tutelare l’occupazione e assicurare continuità produttiva. Per USB, si tratta di un modello da seguire anche in Italia per salvaguardare un settore strategico come quello siderurgico.
«Se Baku Steel non offrirà garanzie chiare sul rispetto dell'accordo del 2018 e sul piano di rilancio, l’unica opzione possibile sarà la nazionalizzazione», dichiarano Francesco Rizzo e Sasha Colautti, esponenti dell’esecutivo nazionale di USB. Il sindacato ritiene essenziale l’attuazione del processo di decarbonizzazione, già previsto nella transizione ecologica del comparto, e una piena tutela occupazionale su base industriale solida.
In ogni caso, USB ribadisce che qualsiasi decisione dovrà passare da un accordo sindacale vincolante, che garantisca diritti e continuità lavorativa a tutto il perimetro occupazionale, prima di procedere con la vendita.
Per il sindacato, un polo siderurgico pubblico, sostenibile e al servizio del Paese rappresenta l’unica vera alternativa alle logiche speculative che da anni mettono a rischio il futuro industriale italiano.