Cia Puglia: ‘Ritardi pagamenti, ordini annullati, sottocosto: ora basta!’

Pratiche sleali contro le aziende agricole: la legge c’è, ma è inapplicata, se ne è parlato a Bari.

CRONACA
17.10.2022 23:05

I ritardi nei pagamenti dovuti ai produttori, l’annullamento degli ordini comunicato fuori tempo massimo e imporre vendite sottocosto alle aziende agricole sono da tempo riconosciute come pratiche sleali punibili dalla legge. Fu il Decreto Legislativo 198, lo scorso anno, a recepire finalmente una direttiva dell’Unione Europea volta a contrastare quel tipo di pratiche. La normativa, tuttavia, sta trovando enormi difficoltà di applicazione. Oggi, alla Fiera del Levante di Bari, si è discusso proprio di questa problematica nell’ambito di un incontro organizzato da CIA Agricoltori Italiani di Puglia al quale sono intervenuti l’assessore regionale all’Agricoltora Donato Pentassuglia, i parlamentari Mauro D’Attis di Forza Italia e Marco Lacarra del Partito Democratico, Francesco Paolicelli (presidente IV Commissione regionale) e Carmelo Rollo (presidente Legacoop).

«Occorre avviare un’azione di monitoraggio sulla corretta e completa applicazione degli strumenti contenuti nel decreto legislativo – ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani – La normativa nazionale, inoltre, va integrata e migliorata, a partire dall’individuazione di strumenti più efficaci per contrastare il ‘sottocosto’, che è la prima questione da affrontare».

Secondo l’organizzazione sindacale degli agricoltori, andrebbe subito attivata una campagna di sensibilizzazione, informazione e di diffusione della conoscenza della normativa rivolta agli agricoltori e agli altri operatori delle filiere, i quali non hanno ancora la piena consapevolezza delle disposizioni contenute nel decreto sulle pratiche sleali e del funzionamento dei diversi strumenti che sono previsti. Sicolo, inoltre, ha chiesto agli autorevoli rappresentanti istituzionali presenti di adoperarsi favorire una piena e concreta applicazione, in tutta Italia, delle nuove disposizioni introdotte nell’ambito della riforma della PAC, in particolare al regolamento 2121/2117 in materia di organizzazione comune di mercato (OCM). Grazie all’intervento del Parlamento europeo e di alcune delegazioni governative nazionali sono stati introdotti due strumenti innovativi. Il primo è la clausola di ripartizione del valore, in virtù della quale agli agricoltori e alle loro organizzazioni è possibile concordare regole per ripartire in maniera equilibrata il valore aggiunto generato dalla filiera alimentare. Il secondo è l’estensione della possibilità di mettere in atto interventi per la gestione dell’offerta e per la programmazione della produzione da parte di tutti i prodotti agricoli a Denominazione di Origine Protetta ed ad Indicazione Geografica Protetta. Finora in Italia tale strumento è stato proficuamente utilizzato nel settore dei formaggi DOP, come il Parmigiano Reggiano e il Grana padano, dando così la possibilità ai produttori di regolare il mercato, evitando che si verifichino con frequenza e con effetti devastanti i fenomeni di eccessi produttivi.

Gennaro Sicolo, inoltre, ha parlato della «revisione delle regole sulla concorrenza, con l’introduzione della definizione di posizione dominante che consente di evitare che una singola impresa accumuli una potenza economica tale da ostacolare il corretto funzionamento del mercato».

«Andrebbero valutate con attenzione le nuove disposizioni in materia di iniziative verticali e orizzontali per la sostenibilità, in virtù delle quali i produttori possono mettere in campo pratiche concordate per applicare condizioni più rigorose dal punto di vista ambientale, di metodi produttivi agricoli. Si tratta di un nuovo strumento legislativo ad oggi non operativo, in quanto la Commissione europea è tenuta ad emanare degli orientamenti entro l’8 dicembre del 2023. Finora si è parlato poco in Italia di tale iniziativa che andrebbe attentamente valutata, anche per presentare specifiche richieste ai servizi comunitari».

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