Taranto: Caro energia, il grido d’allarme delle pescherie tarantine

Carriero: ‘Tra le attività maggiormente colpite dagli aumenti, Governo ci aiuti’

CRONACA
06.10.2022 18:03

La crisi energetica sta incidendo sul settore dei prodotti alimentari freschi non solo per l’incremento del costo dei trasporti, ma anche per la gestione della catena del freddo.

Una delle categorie merceologiche  più energivore è quella dei prodotti ittici perché richiede una costante attività della catena del freddo e quindi dell’uso di energia elettrica. Le attività del commercio al dettaglio del settore ittico sono tra le più penalizzate dall’aumento dei prezzi delle forniture di energia elettrica. Le soluzioni per far fronte all’aumento dei costi non sono molte poiché frigoriferi e celle devono necessariamente restare accesi  giorno e notte. 

L’ultima bolletta di molte pescherie di Taranto e provincia di non grandi dimensioni si aggira tra i tre e i quattro mila euro - conferma Luciano Carriero, presidente dei Mitilicoltori Pesca e Dettaglianti prodotti ittici di Confcommercio Taranto - rispetto ai settecento, ottocento euro dello stesso periodo dello scorso anno; alcuni commercianti hanno deciso di pagare in un'unica soluzione, ma molte attività hanno preferito rateizzare, soprattutto se la fattura è di 14 mila euro, come nel il caso di una pescheria tarantina. Una situazione che - secondo Carriero -, non può reggere e che a lungo andare si rifletterà  sulla ristorazione che dal suo canto denuncia aumenti dei costi di tutti i prodotti, pesce compreso.

Sinora, la maggior parte delle pescherie ha reagito ai rincari dell’energia cercando di limitare l’aumento dei prezzi di vendita al banco - spiega ancora Carriero - per non incidere ulteriormente sul consumo di pesce (soprattutto fresco), ciò malgrado si avvertono segnali di cambiamento: nei consumi (calo del 30% circa) e nella contrazione della spesa. Il consumatore si sta orientando sempre più verso un prodotto meno pregiato e a basso costo. Il settore della ristorazione al quale è diretta una buona parte della vendita del pesce fresco locale più pregiato ha ridotto gli acquisti, il timore è che venga drasticamente meno questo importante mercato.

“Le pescherie lanciano un accorato grido di allarme. Non è tempo di gettare la spugna, vogliamo lottare e stringere i denti confidando in una ripresa del mercato per le festività, ma mancano molti mesi e nel frattempo le spese vanno avanti e non sappiamo come evolverà questa situazione. La soluzione, per qualcuno, è stata purtroppo il taglio del personale o lo spegnimento delle insegne, altro non si può fare. Non possiamo consentirci di stare chiusi qualche giorno della settimana per risparmiare l’elettricità, perché se vuoi spegnere le celle devi svuotare tutto. La speranza è che il Governo trovi soluzioni rapide che ci consentano di poter resistere e andare avanti nei mesi prossimi, altrimenti saremo costretti a chiudere e allora sarà la fine per le nostre attività e per le famiglie dei lavoratori del settore ittico. Sarà crisi sociale oltre che economica”, conclude Carriero.

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