Cronaca - Taranto: Operazione "il signore degli agnelli", colpo all'usura

CRONACA
Redazione
22.09.2016 17:37

Erano le prime ore del mattino di oggi, 22 settembre, quando i Carabinieri della Compagnia di Castellaneta, coadiuvati dal Reparto Operativo e dalla Compagnia di Taranto,Manduria,Massafra,Martina Franca,Bari S.Paolo e Mantova, con l'ausilio di un elicottero del 6° elinucleo Carabinieri di Bari, hanno dato esecuzione, nei comuni di Palagiano,Palagianello,Mottola,Ceglie del Campo (Ba) Lecce, Potenza e Mantova, a 14 provvedimenti cautelari, 5 in carcere,3 ai domiciliari e 6 a obblighi di dimora, emessi dal GIP  Dott.ssa Patrizia Todisco su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott.ssa Cannalire, nei confronti di altrettanti soggetti, 12 dei quali ritenuti responsabili a vario titolo di: associazione per delinquere finalizzata all'usura e al riciclaggio, 1 tentata estorsione 1 usura in concorso. L' indagine prende il via nel 2009 a seguito della denuncia di un allevatore che dichiarava l'esistenza di un sodalizio dedito all'usura e al riciclaggio, operante prevalentemente nel territorio di Palagiano, che avrebbe offerto prestiti di denaro a piccoli e medi imprenditori e commercianti in difficoltà, ed avrebbe secondo gli inquirenti, preteso dagli stessi la restituzione della somma maggiorata da tassi di interesse usurari del 10-12% mensile e quindi almeno del 120% su base annua. Le vittime stando a quanto emerso dalle indagini sarebbero state sistematicamente vessate mediante condotte estorsive e intimidatorie per obbligarle al pagamento delle rate concordate. Le indagini, condotte dai Carabinieri anche con l’ausilio di attività tecniche, hanno consentito di delineare la struttura interna dell’organizzazione, nonché i compiti ed i ruoli dei singoli distinti in tre categorie: soggetti al vertice e promotori del sodalizio; procacciatori di clienti ed appartenenti, a vario titolo.

In dettaglio, il 56enne Fernando Rizzi, alias “Fernand u Rizz”, imprenditore edile di Palagiano, già noto anche per associazione mafiosa nell’ambito dell’organizzazione palagianese denominata “I compari di Palagiano”, avrebbe occupato il ruolo di coordinatore dell’intera attività illecita. Sotto la sua guida, e col suo benestare, avrebbe operato in qualità di finanziatore e Nunzio Ruffino, alias “Capu Torta”, idraulico di professione.

Il suo referente diretto, al quale sarebbe stato affidato il denaro, era il macellaio palagianese 46enne Vincenzo Carone, con precedenti per usura detto “Cià Cià”, già arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Vecchia Lira 2”, del febbraio 2016 della Compagnia Carabinieri di Massafra, secondo i Carabinieri avrebbe ricoperto ruolo di “tramite” tra i finanziatori e le vittime, imprenditori in difficoltà prevalentemente di Palagiano, ai quali, con la collaborazione della consorte, consegnava il danaro prestato, riscuotendo poi gli interessi illeciti. La macelleria è risultata essere il presunto luogo di abituale richiesta e consegne del denaro, nel quale le vittime di usura, fingendosi clienti, si sarebbero rivolte a Carone e a sua moglie, usando termini convenzionali quali “agnello” o “carne” per indicare la necessità di ricevere rispettivamente denaro contante o assegni . Le indagini hanno permesso di mettere in evidenza, altresì, l’esistenza di un braccio armato a disposizione del sodalizio composto da Gennaro Mancini 53enne di Palagiano con precedenti per detenzione e porto illegale di armi e munizioni, operaio metalmeccanico, Francesco Mancini fruttivendolo palagianese di 41 anni, e Pasquale Fronza, 39enne di Palagiano, operaio, questi ultimi due in detenuti in quanto condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto all’ergastolo per il duplice omicidio di Domenico ATTORRE e Domenico PETRUZZELLI occorso in agro di Mottola nel 2011, che intimorivano le vittime con danneggiamenti e richieste estorsive al fine di costringerle a restituire le somme pattuite.

Altro soggetto ritenuto dagli inquirenti compartecipe dell’associazione sarebbe Antonio Altamura, detto “il Tedesco”, 60enne palagianese incensurato, già residente in Germania dove operava nel commercio di auto, che in alcune occasioni finanziava il Ruffino prestandogli il denaro necessario che secondo gli investigatori sarebbe servito a soddisfare le richieste di alcuni clienti, in un episodio avvalendosi del cugino Fernando Altamura (cui viene cointestato esclusivamente il reato di usura in concorso), agricoltore palagianese di 64 anni, che si sarebbe reso responsabile del prestito di denaro ad un commerciante del luogo, richiedendone poi la restituzione con interessi usurari. I Carabinieri hanno poi indiciduato in Massimo Giannuli, palagianellese 57enne titolare di ditta per movimento terra, con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, e Gabriele Carangelo benzinaio palagianese, 39enne incensurato, benché essi stessi vittime di usura da parte del gruppo criminale, avrebbero procacciato nuovi clienti per avere “sconti” sui tassi ed altri palagianesi un incensurato di 32 anni, ed un 35enne, entrambi commercianti, che si sarebbero prestati consapevolmente a negoziare assegni e cambiali provento dell’usura. Nell’attività emergeva poi il 42enne Giuseppe Ladisa, operaio con precedenti per reati contro la persona ed il patrimonio, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, cui non viene contestato il reato associativo ma solo un tentativo di estorsione in concorso, in quanto presentatosi ad un usurato avrebbe preteso la restituzione della somma di denaro precedentemente prestata con presunte minacce in caso contrario, di possibili danni alla sua azienda.

Lo stesso RUFFINO poi non si sarebbe limitato a finanziare l’attività usuraria del CARONE, ma si sarebbe adoperato egli stesso per concedere prestiti a commercianti bisognosi. Indicativa in tal senso appare la denuncia sporta da un rivenditore di autovetture che dichiarava ai Carabinieri di essere vittima di RUFFINO sin dall’anno 1992 riferendo che, a fronte della somma complessiva di 250.000 euro ricevuta in prestito, era stato costretto a restituire 380.000 euro in cambiali ed assegni, senza estinguere il credito. Lo stesso imprenditore denunciava, qualche tempo dopo, il danneggiamento di un capannone di sua proprietà avvenuto a seguito di incendio rimasto però ad opera di ignoti. L’attività tecnica posta in essere dai militari ha permesso di evidenziare l’efferatezza e la mancanza di scrupoli degli usurai, desiderosi di recuperare le somme prestate, maggiorate dei relativi interessi, sprezzanti della condizione di difficoltà delle vittime le cui aziende divenivano luoghi da depredare per soddisfare i “crediti” non adempiuti sin quando, con il trascorrere del tempo, passavano nella completa disponibilità degli usurai che, comportandosi da proprietari di fatto vi si recavano per appropriarsi di beni e materiali anche attraverso prestanome. In una delle conversazioni intercettate, si apprendeva che il CARONE avrebbe costretto una vittima a redigere un atto di ipoteca in suo favore che la impegnava a restituire tutta la somma ricevuta in prestito nell’arco di 4 anni, ovvero a cedere, in caso contrario, la proprietà di tutti i terreni con annessa abitazione ubicati in agro di Castellaneta.

Venivano accertati anche episodi in cui le vittime e finanche gli associati avevano subito percosse. Significativa in tal senso l’aggressione patita da GIANNULLI Massimo, malmenato da FRONZA Pasquale e MANCINI Gennaro su ordine di CARONE, per costringerlo a restituire il denaro oggetto di debito con lo stesso CARONE.

Nel corso delle indagini, emergevano vari episodi, puntualmente contestati a CARONE Vincenzo, RIZZI Ferdinando e MANCINI Francesco, che li vedevano responsabili di porto e detenzione in luogo pubblico di armi comuni da sparo.

I Carabinieri, nel corso delle indagini hanno rinvenuto e sequestrato complessivamente assegni ed effetti cambiari per un importo complessivo di circa 500.000 €., mentre durante le perquisizioni odierne hanno sequestrato presso l’abitazione del CARONE Vincenzo, la somma di circa 10.000 euro tra contanti ed assegni.

Con il provvedimento notificato in data odierna, il GIP ha contestato il reato di associazione per delinquere disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di RUFFINO Nunzio, RIZZI Ferdinando, FRONZA Pasquale, MANCINI Francesco e MANCINI Gennaro, la misura degli arresti domiciliari a carico di GIANNULLI Massimo, DI PIERRO Aniello Giuseppe e la misura dell’obbligo di dimora a carico di CARONE Vincenzo, FORINO Ersilia, ALTAMURA Antonio, DI PIERRO Rocco e CARANGELO Gabriele. Mentre non veniva contestato il reato associativo per LADISA Giuseppe, sottoposto agli arresti domiciliari per tentata estorsione in concorso, e ALTAMURA Fernando sottoposto all’obbligo di dimora per il reato di usura in concorso.

I destinatari delle misure sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto, Lecce e Potenza, ovvero sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.

Il nome dell’operazione deriva dal termine convenzionale utilizzato dalle vittime allorquando si recavano presso la macelleria del CARONE e chiedevano la consegna di 1 o 2 “agnelli” intendendo, in realtà, 1000 o 2000 euro in contanti. Da qui il “Signore degli Agnelli”.

ELENCO SOGGETTI ARRESTATI

ASSOCIATI CASA CIRCONDARIALE:

RIZZI FERNANDO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 02.09.1960, ATTUALMENTE RISTRETTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI TARANTO, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e porto e detenzione di armi in luogo pubblico;

RUFFINO NUNZIO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 13.11.1954, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere, usura, incendio e detenzione illegale di arma;

FRONZA PASQUALE, NATO A CASTELLANETA (TA), IL 14.03.1977, GIA’ RISTRETTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI POTENZA, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere ed estorsione in concorso;

MANCINI FRANCESCO, NATO A MOTTOLA (TA), IL 27.07.1975, ATTUALMENTE RISTRETTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI LECCE, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e porto e detenzione di armi in luogo pubblico;

MANCINI GENNARO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 12.05.1963, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere ed estorsione in concorso.

sottoposti arresti domiciliari:

GIANNULLI MASSIMO, NATO AD ALTAMURA (BA), IL 16.01.1959, CENSURATO, GIA’ SOTTOPOSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento personale;

DI PIERRO ANIELLO GIUSEPPE, NATO A CASTELLANETA (TA), IL 23.05.1981, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio in concorso;

LADISA GIUSEPPE, NATO A BARI, IL 17.04.1974, ATTUALMENTE SOTTOPOSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI TENTATA ESTORSIONE IN CONCORSO;

sottoposti all’obbligo di dimora:

carone vincenzo, nato a polignano a mare (ba), il 18.10.1970, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere, USURA IN CONCORSO, TENTATA ESTORSIONE IN CONCORSO, porto e detenzione di armi in luogo pubblico;

forino ersilia, nata a gioia del colle (ba), il 24.04.1973, INCENSURATA, ALLA QUALE IL GIP CONTESTA il reato di associazione per delinquere ed USURA IN CONCORSO;

ALTAMURA ANTONIO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 27.06.1956, AL QUALE IL GIP CONTESTA il reato di associazione per delinquere, USURA CONTINUATA IN CONCORSO;

DI PIERRO ROCCO, NATO A MOTTOLA (TA), IL 13.09.1984, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio in concorso;

CARANGELO GABRIELE, NATO A TARANTO, IL 09.07.1977, INCENSURATO, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio;

ALTAMURA FERNANDO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 14.06.1952, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI USURA.

Di Adolfo Antonello Giusti

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