Taranto: Sequestro quote sociali non incide su gestione club

TARANTO
25.09.2020 08:06


Ci sono anche le quote societarie del Taranto Fc, detenute da Massimo Giove per il tramite di un mandato fiduciario, tra i beni sequestrati a luglio dalla guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta a carico del presidente del Taranto Calcio e di sua moglie Anna Albano per la gestione della Enetec. Il 23 luglio scorso il giudice Rita Romano ha ordinato un sequestro da 3,2 milioni di euro (e un altro mezzo milione di euro per il solo Giove). La coppia di imprenditori, amministratori della Enetec srl, società operante nel settore delle lavorazioni meccaniche, è indagata dalla procura per evasione fiscale, falso in bilancio, dichiarazioni fraudolente con l’uso di fatture per operazioni inesistenti, emesse da società fantasma. Gli uomini del nucleo di polizia economico-finanziaria, guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci, hanno posto i sigilli ad appartamenti terreni e quote di sette società, oltre ad alcune disponibilità finanziarie. Sotto sigilli anche il 98 per cento delle quote del Taranto Calcio, per un valore di circa 100 mila euro, secondo fonti vicine agli investigatori, meno della metà secondo fonti vicine alla società sportiva, le quali tuttavia ci tengono a precisare che il sequestro non ha avuto e non ha alcun effetto sulle attività sportive e sulla gestione della squadra, i cui conti sono estranei all’inchiesta. Il giudice ha nominato amministratore giudiziario dei beni sequestrati un commercialista. Secondo la guardia di finanza, la Enetec ha usato false fatture per 1,2 milioni di euro emesse da due società non operative, entrambe fallite e riconducibili all’ex presidente del Brindisi Calcio, Antonio Giannelli, arrestato a dicembre del 2019 dai finanzieri per false fatture e bancarotta fraudolenta della sua Maw srl. Grazie alle fatture fittizie e a scritture contabili false, la società, guidata fino all’aprile del 2016 dalla signora Albano e poi dal marito, ha così evitato di versare Iva, Ires e altri contributi per diversi anni, risparmiando milioni di euro. Secondo l’accusa, l’azienda dei Giove nel 2016 ha subappaltato fittiziamente un’importante commessa per la realizzazione di tubi per il centro oli Tempa Rossa in Basilicata alla Maw, ritenuta dagli investigatori una società fantasma, senza sede e lavoratori, creata solo per scaricare le spese della forza lavoro e emettere false fatture. Il “servizio” delle fatture per operazioni fittizie sarebbe costato alla Enetec solo circa il 12 per cento dell’importo indicato nei documenti, poco più di centomila euro che di volta in volta Giannelli è riuscito a cambiare in contanti grazie anche alla complicità del titolare di una stazione di carburanti di Brindisi (indagato per riciclaggio), simulando acquisti di benzina. Durante un controllo all’interno della Enetec, i finanzieri hanno trovato appunti scritti a mano e file sui computer che confermano la natura fittizia dei rapporti commerciali con la Maw, finalizzati solo a evadere il Fisco. A Giove e sua moglie, la procura contesta otto diversi capi d’accusa, tutti per reati tributari. Fin qui la Gazzetta del Mezzogiorno, ma è doveroso sottolineare che nella gestione del Taranto nulla cambia dal momento che le stesse sono sequestrate da quasi due mesi e rimangono sempre in capo a Massimo Giove nonostante siano attualmente gestite da un commissario. In ogni caso, le quote sequestrate dovrebbero ammontare al 93% dato che il 7% appartiene all'Aps Taras.

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