Ex Ilva: ‘Governo Draghi aveva detto sì a controllo pubblico, Meloni proceda’

Lo dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare

CRONACA
22.11.2022 11:14

La rivendicazione del controllo pubblico sull'Ex-Ilva al centro dello sciopero di oggi è sacrosanta e soprattutto assolutamente concreta. Il 15 settembre lo stesso governo Draghi aveva accolto alla Camera dei Deputati un nostro ordine del giorno presentato da deputate Suriano e Ehm che prevedeva che la cifra di più di un miliardo di euro messa a disposizione di Invitalia per ex-Ilva venisse vincolata "alla sottoscrizione di un aumento di capitale che garantisca una ricapitalizzazione a maggioranza pubblica".

Non c'è alternativa al controllo pubblico se si vuole salvare una filiera strategica come quella dell'acciaio e portare avanti un'improrogabile bonifica ambientale. Il governo Meloni non ha scuse e può procedere su una strada già tracciata. È facile fare i sovranisti contro i migranti. È ora di togliere l'Ex-Ilva dalle grinfie di una multinazionale con ArcelorMittal che sta mostrando totale irresponsabilità sociale verso lavoratori e imprese indotto italiane. Lo dimostra la crisi del gruppo Sanac che pur fornendo materiali a prezzi più bassi e di migliore qualità non riceve più commesse perché la multinazionale preferisce rivolgersi a suoi referenti all'estero.

Troppi commentatori ripetono frasi ideologiche contro la nazionalizzazione, mentre la storia degli ultimi decenni dimostra che la privatizzazione è stata un fallimento. (Di Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare)

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