Taranto, ‘Il Colloquio’ al Fusco il 4 e 5 aprile

Cultura, musica e spettacolo
29.03.2024 19:59

“Fino a che punto siamo disposti ad arrivare per ottenere ciò che vogliamo?” Da questo interrogativo prende vita “Il colloquio”, la commedia divertente e dissacrante, scritta e diretta da Marco Grossi che va in scena il 4 (ore 21) e il 5 aprile (ore 18) al teatro comunale Fusco di Taranto, nell’ambito della stagione teatrale del Comune, organizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

Un contesto professionale, quello del cosiddetto ‘assessment’, il colloquio di gruppo, si trasforma presto in una sorta di gioco al massacro. In scena Giuseppe Scoditti, Fabrizio Lombardo, Alessandra Mortelliti, William Volpicella, Valentina Gadaleta, Marco Grossi, Alessandro Anglani e Augusto Masiello.

SCHEDA SPETTACOLO

Malalingua

IL COLLOQUIO

con Giuseppe Scoditti, Fabrizio Lombardo, Alessandra Mortelliti, William Volpicella, Valentina Gadaleta, Marco Grossi, Alessandro Anglani e Augusto Masiello.

scene Riccardo Mastrapasqua

organizzazione Marianna De Pinto

luci Claudio De Robertis

di MARCO GROSSI

Il colloquio è uno spettacolo che, attraverso lo strumento del paradosso in un testo dal ritmo serrato sostenuto dall’affiatata squadra di attori, racconta un fenomeno reale degenerativo che attraversa le dinamiche sociali proprie del mondo del lavoro: l’aumento della competitività come elemento propulsore di alterazioni emotive e comportamentali.

L’individualismo forsennato e la necessità ormai ontologica di essere e soprattutto apparire come soggetti vincenti, provoca la distorsione della percezione delle variabili sociali e della dimensione temporale: vincere la competizione qualunque essa sia, affermarsi come professionista e farlo nel minor tempo possibile è una necessità imprescindibile in cui ogni occasione sprecata è un passo che accorcia la distanza dal fallimento e ogni ostacolo al conseguimento del successo è un nemico, antagonista per eccellenza del percorso iniziatico dell’“eroe aziendale”. Questo soggettivismo, citando Zygmunt Bauman, ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile creando una società in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità.

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