Taranto: L'editoriale, è ora di smetterla con questa inutile guerra

TARANTO
Dante Sebastio
12.07.2017 08:44

Il campionato non è ancora cominciato, la campagna acquisti non è ancora terminata, eppure la mano di qualche disadattato è già in azione, pronta ad avvelenare un clima esasperato. Questa volta, nel mirino della contestazione è finito il direttore sportivo Luigi Volume definito "infame" per non meglio precisati motivi. Ecco, forse è il caso di darsi una regolata perché la protesta a prescindere non ha mai portano da nessuna parte. Accolto con una buona dose di scetticismo, il neo diesse si è immerso nel lavoro portando in riva allo Ionio prima Francesco Cozza e poi calciatori abituati a primeggiare come Pera, D'Aiello, Scoppetta, Savanarola, Miale, Dorato. Sulla carta, un mercato (non ancora terminato) di tutto rispetto, anche se nessuno ha la certezza di vincere, nemmeno il Cerignola che sta rispondendo al Taranto colpo su colpo. A decidere sarà, come sempre, il campo. Non solo perché il contorno può fare la differenza. E per contorno si intende soprattutto la tifoseria. Quella tarantina ha dimostrato nel tempo di poter spostare gli equilibri, ma oggi è spaccata tra chi è fermo nella decisione di disertare e chi è disposto a concedere una seconda chance a Zelatore e Bongiovanni. È vero, i due presidenti in alcune uscite pubbliche sono stati infelici, non saranno dei grandi comunicatori, ma bisogna riconoscere che per la loro voglia di riscatto hanno messo mano al portafogli e in questa campagna acquisti non hanno badato a spese. Probabilmente, è il loro modo di chiedere scusa a una città umiliata dalla retrocessione in Serie D. Il passato non va dimenticato, ma rimanerci ancorati può essere pericoloso perché impedisce di andare avanti. E allora, proviamo a smorzare i toni, chiudiamo con il passato e ripartiamo consapevoli che gli eventuali successi di Zelatore e Bongiovanni diventeranno i successi di una città intera. Se alla tifoseria si chiede comprensione, alla società si chiede di fidarsi della tifoseria. Perché la critica (non l'insulto) va accettata serenamente, non sempre nasconde un secondo fine. Forse, un giorno non troppo lontano, questa città imparerà a non disunirsi e magari, nella contraddizioni, imparerà anche a rispettare le idee altrui senza antipatiche etichette tipo venduto, lecchino o detrattore.

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