Si intensifica il fronte del no all’Accordo di Programma e al riesame con valenza di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per lo stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia. A ribadirlo, in una nota congiunta, sono Rosa D’Amato, Gregorio Mariggiò e Giovanni Carbotti, esponenti della coalizione politica e civica che affianca il sindaco di Taranto nella linea della ferma opposizione.

“Stiamo lavorando su tutti i livelli, tecnico, scientifico e politico, per sostenere il Comune di Taranto in questa fase cruciale”, dichiarano. Il giudizio sull’attuale proposta è netto: si tratta, secondo i firmatari, di “un vero e proprio ricatto politico e sociale”.

La coalizione fa sapere di aver richiesto al Ministero chiarimenti tecnici, economici e un piano industriale dettagliato, ma quanto ricevuto viene definito come “una presentazione graficamente accattivante ma priva di sostanza”. Nessun dettaglio reale su prospettive occupazionali, impatto sanitario, costi economici e ambientali.

Nel mirino anche l’ipotesi di installazione di una nave rigassificatrice (FSRU) in prossimità delle abitazioni: “Una proposta inaccettabile, che contraddice la narrazione della decarbonizzazione”, si legge nel comunicato.

Altra questione ritenuta centrale è l’assenza del fermo dell’area a caldo, da anni indicata come una delle principali fonti di rischio sanitario per i lavoratori e i residenti. Una posizione rafforzata dal parere dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha segnalato criticità nella Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) presentata dai proponenti.

“Non firmeremo cambiali sulla pelle di Taranto”, affermano D’Amato, Mariggiò e Carbotti, che ribadiscono l’impegno per una transizione industriale fondata sulla diversificazione economica, sulla giustizia ambientale e sociale e sulla salvaguardia della salute pubblica.

“La città merita ben altro che accordi al ribasso: merita salute, dignità, lavoro pulito e futuro. Non ci fermeremo, Taranto deve scegliere la vita”, concludono.