Un piano concreto per ridisegnare il futuro di Taranto puntando su lavoro, cultura e sostenibilità. È questo il cuore di “Tracce”, programma strategico presentato nei giorni scorsi dal Comitato per la difesa del territorio jonico (una rete di esperti provenienti dai settori ambientale, economico, giuridico e culturale) alle principali istituzioni locali e regionali.

Il documento, trasmesso al sindaco di Taranto e ai primi cittadini di Statte e Grottaglie, oltre che al presidente della Provincia e a quello della Regione Puglia, propone due leve fondamentali: una fiscalità di scopo innovativa e un modello occupazionale che punta alla formazione e alla crescita culturale del lavoro.

I promotori sottolineano come lo Stato, dal 2012 a oggi, abbia investito oltre 5 miliardi di euro nella gestione dell’ex Ilva tra cassa integrazione, commissariamenti e interventi parziali di bonifica, senza produrre trasformazioni reali. “Un’enorme spesa passiva, incapace di generare sviluppo o sicurezza”, si legge nel documento.

L’esempio proposto è quello di Bethlehem, città americana che ha utilizzato strumenti fiscali locali mirati (come il TIF) per avviare una rigenerazione vera dopo la crisi siderurgica. Tracce propone di adattare quel modello al contesto jonico, immaginando strumenti simili per sostenere un percorso di transizione produttiva, ambientale e culturale.

Il piano “Taranto 2035”, parte integrante della proposta, disegna una progressiva disattivazione dell’area a caldo e una riconversione multifunzionale dei siti industriali, basata su:

  • percorsi di formazione retribuita nelle tecnologie verdi, nella digitalizzazione e nelle normative ambientali;
  • coinvolgimento diretto in progetti di bonifica, edilizia rigenerativa, logistica e servizi alla collettività;
  • valorizzazione delle competenze operaie attraverso percorsi tecnici e culturali avanzati;
  • istituzione di un fondo pubblico-privato per la transizione occupazionale, sostenuto da titoli di Stato e fondi europei.

“Il lavoro a Taranto non deve sparire, ma evolversi. Serve aggiornare le competenze e restituire alla città la sua energia creativa e produttiva - afferma il Comitato -. Abbiamo bisogno di strumenti, regole chiare e fiducia nell’identità della città. Soprattutto, serve coraggio”.

Una proposta, quella di Tracce, che vuole essere un punto di partenza per un confronto reale con i decisori politici e la cittadinanza, superando l’inerzia di un decennio e ridando prospettiva a un territorio che non può più permettersi altre occasioni mancate.