Ex Ilva, AIA e Accordo di Programma: “Violano Direttiva UE”
Europa Verde e AVS attaccano: “Ci vogliono dati incerti, è un precedente gravissimo”

Europa Verde / Alleanza Verdi e Sinistra hanno presentato un’interrogazione urgente alla Commissione Europea sul procedimento di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per lo stabilimento siderurgico di Taranto, denunciandone la presunta incompatibilità con il diritto dell’Unione europea.
Secondo i parlamentari europei, il procedimento in corso per il rilascio dell’AIA a Acciaierie d’Italia violerebbe la Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali, in particolare per il legame improprio con l’Accordo di Programma che accompagna la procedura. L’AIA, spiegano, deve essere un atto autonomo, concesso solo a impianti che abbiano superato valutazioni preventive complete su impatti sanitari e ambientali.
Nel caso dell’ex Ilva, invece, l’Accordo include nuovi impianti e la dismissione di altri senza che siano state effettuate, prima del rilascio dell’AIA, valutazioni sanitarie e ambientali complete, rinviate a fasi successive. “Una procedura così costruita contrasta con i principi di precauzione e prevenzione sanciti dal diritto europeo”, denuncia Rosa D’Amato, commissaria regionale di Europa Verde / AVS.
Ulteriori criticità emergono dal Parere Istruttorio Conclusivo dell’AIA, che nella prescrizione n. 2 impone al gestore di trasmettere, entro tre mesi dall’autorizzazione, uno studio aggiornato di impatto sanitario con i dati su NO₂, SO₂, esposizione pubblica e centrale termoelettrica. Il parere dell’ISS sarà emesso solo 30 giorni dopo la ricezione di questi dati, e quindi dopo il rilascio dell’AIA.
A questo si aggiungono almeno sette ulteriori prescrizioni (n. 73, 74, 76, 77, 78, 80a, 80b) che rinviano a scadenze tra 3 e 24 mesi elementi cruciali per la tutela della salute.
L’interrogazione rivolge tre quesiti formali alla Commissione UE:
- Se intenda verificare la conformità del procedimento AIA con particolare riferimento all’uso dell’Accordo di Programma come atto vincolante;
- Se ritenga compatibile con la Direttiva 2010/75/UE un’AIA concessa prima delle valutazioni sanitarie obbligatorie;
- Se sia legittimo che il parere dell’ISS sia subordinato a prescrizioni post-autorizzative.
“È inaccettabile autorizzare un impianto ad alto rischio come quello di Taranto basandosi su dati futuri e incerti”, ha aggiunto D’Amato citando la sentenza della Corte di Giustizia UE (C-626/22) che ribadisce l’obbligo di valutazione sanitaria prima dell’autorizzazione.
“Questo procedimento calpesta i principi fondamentali del diritto ambientale europeo, in una città che ha già pagato un prezzo altissimo - ha affermato Gregorio Mariggiò, portavoce provinciale di Europa Verde -. Non si può invocare la decarbonizzazione per giustificare altri inquinamenti. Taranto ha diritto alla salute, e l’Europa ha il dovere di far rispettare le sue regole”.