Nella conferenza stampa convocata al padiglione Vinci dell'ospedale Santissima Annunziata i vertici dell'azienda sanitaria, a partire dal direttore Stefano Rossi, e il direttore del servizio d'emergenza territoriale, Mario Balzanelli, hanno voluto rispondere alle accuse dei parenti di alcuni pazienti morti a cavallo tra ottobre e novembre, che hanno raccontato di carenze nell'assistenza degli ammalati, personale insufficiente, sale, ambienti e attrezzature inadeguati, oltre che di furti di telefoni e gioielli personali. Il caso che ha fatto più scalpore è quello riportato da Angela Cortese, figlia di Francesco, 78enne morto il 3 novembre scorso. Sulle questioni dei furti è intervenuto Rossi, che ha ribadito quanto già spiegato i giorni scorsi. "Sia al Moscati che al Santissima Annunziata ci sono tanti indumenti e oggetti di pazienti non recuperati dai parenti. Spesso abbiamo anche sollecitato le famiglie per il loro recupero. Al momento ci risultano sette segnalazioni di mancate restituzioni di oggetti personali, di beni che potrebbero essere tra quelli ancora in custodia nell'ospedale. Per questo invito nuovamente le famiglie a rivolgersi all'ufficio relazioni col Pubblico. Chiedo comunque a prescindere scusa". Rossi ha parlato di aggressione mediatica sui presunti maltrattamenti che ha addolorato molto i dirigenti e gli operatori sul campo. Sull'altro fronte, quello dell'assistenza tra le tende e il container del Moscati, finita sulle pagine degli esposti presentati in procura da parenti dei pazienti, sindacati e operatori stessi, è intervenuto Balzanelli. "Il nostro modello di gestone integrata - ha affermato il direttore nonché presidente nazionale della Società italiana del sistema 118 - ha funzionato al meglio. I pazienti ricevevano assistenza dal nostro personale e nell'ottica dell'emergentologo, calibrata con l'ottica degli specialisti, dal pneuomologo all'infettivologo, nell'ottica dell'anestesista rianimatore, che prevedeva due emogasanalisi al giorno, di mattina e di notte, quando gliele facevi io. Le terapie endovena secondo i protocolli internazionali, il consulente che organizzava le priorità delle prese in carico cliniche per questo  Taranto non ha avuto le ambulanze in fila indiana come nel resto d'Italia. Da noi i pazienti erano presi in carico immediatamente, in un minuto, pazienti che hanno fatto il tampone subito e subito l'emogas, come dovrebbe avvenire in tutta Italia. La consulenza con lo specialista di settore era immediata". Poi l'attacco ad alcuni rappresentanti sindacali. "Non conoscono nulla della medicina di emergenza, vivono in realtà virtuali e arrivano a conclusioni da terrapiattisti. Smentiamo le loro conclusioni con i dati". Ma è proprio sulla gestione del 118 dei pazienti affetti da Covid che si concentra un nuovo attacco da parte dell'organizzazione sindacale Anao - Assomed, diffuso attraverso un comunicato stampa.  "Non entriamo nel merito delle accuse precise denunciate alla Procura della Repubblica - scrive il segretario Giancarlo Donnola - da diversi parenti. Abbiamo assistito a uno show che lascia poco dubbi sulla capacità d'organizzazione e sulle competenze tecniche dei protagonisti". Donnola parla di competenze non appartenenti ai medici e agli operatori del 118 e attacca sulle carenze: "Flussi di ossigeno ad alta pressione per tutti? Da dove? Dalle bombole portatili? Confortevoli tende super attrezzate per degenza con servizi e riscaldamento? O brandine da campo in tende fornite dalla Protezione Civile per altri scopi e senza bagni se non quello dell'Auditorium per decine di persone? Posti letto arrangiati in locali che non avrebbero dovuto essere presi neanche in considerazione come l'ingresso dell'ex Ppi?". Sulla vicenda anche i sindacati della funzione pubblica Cgil Cisl e Uil hanno annunciato di aver presentato un esposto unitario in procura, ai Nas dei carabinieri e all'Ispettorato del lavoro contro l'operato complessivo dell'Asl. Il sistema è descritto come impreparato e inadeguato "con disfunzioni che avrebbero comportato una assoluta inadeguatezza della risposta sanitaria in un momento difficilissimo come quello che stiamo vivendo. Nella prima fase dell'avvio della pandemia il territorio del tarantino era stato risparmiato e, pertanto, nella stagione estiva, il management dell'Asl di Taranto avrebbe dovuto occuparsi di mettere a norma i reparti per garantire che i lavoratori in prima linea fossero messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza e di verificare le necessità di personale". Programmazione e organizzazione che, secondo i sindacati, sarebbero mancate. "Il territorio si è ritrovato a rincorrere soluzioni raffazzonate che hanno messo a rischio la vita dei pazienti e degli operatori sanitari. Chiediamo alla politica un intervento forte che miri a individuare una dirigenza che lucidamente dia risposte sanitarie reali, verificabili e misurabili che sino a questo momento non abbiamo visto". (La Repubblica)