Un’operazione della Guardia di finanza di Taranto ha portato a perquisizioni nei quartieri Salinella e Tramontone, nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga che coinvolge 19 indagati.

Cinque persone sono state arrestate in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Lecce Angelo Zizzari, su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia Milto Stefano De Nozza, per un duplice tentato omicidio sventato dalle Fiamme gialle.

I destinatari del provvedimento sono Domenico Salamina, detto Nico, 36 anni; Antonio De Mitri, 23 anni; Francesco Alex Colella, 22 anni; Riccardo De Pace, 18 anni; e Cosimo De Lauro, 29 anni. Ai primi quattro è contestato il concorso in tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso, mentre a Salamina l’ordinanza è stata notificata direttamente in carcere.

Secondo le accuse, il gruppo avrebbe organizzato un agguato ai danni di due presunti esponenti del clan degli Appeso, ritenuti incaricati di riscuotere il pizzo sulla piazza di spaccio della Salinella, stimato in circa settemila euro mensili. Il piano, risalente al 29 agosto scorso, sarebbe stato interrotto dall’intervento della Guardia di finanza grazie a intercettazioni ritenute decisive. Nello schema attribuito dagli inquirenti, Salamina sarebbe stato il mandante, De Mitri il portavoce delle indicazioni, mentre Colella e De Pace gli esecutori materiali.

Cosimo De Lauro è invece indagato per detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo in concorso, aggravato dal nesso teleologico. Sarebbe stato lui, secondo l’accusa, a fornire a De Mitri una pistola calibro 7.65, poi recuperata dagli investigatori. Il gruppo avrebbe inoltre ottenuto una seconda arma, una pistola calibro 38.

Gli accertamenti indicano che Salamina, già detenuto, avrebbe continuato a impartire disposizioni tramite un telefono cellulare introdotto illecitamente in carcere, coordinando un presunto sodalizio impegnato nello spaccio. A questo si aggiunge l’accusa di uso illecito di telefono in carcere. L’indagine più ampia riguarda un presunto traffico di stupefacenti che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato gestito da Salamina insieme a due fratelli già noti alle forze dell’ordine, con una struttura definita “tipicamente piramidale”.