Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che si recherà fisicamente alle urne il giorno dei referendum su lavoro e cittadinanza, ma senza ritirare le schede. La decisione, resa nota durante le celebrazioni della Festa della Repubblica, ha suscitato dure reazioni dalle opposizioni, che l’hanno definita una scelta “vergognosa”, “blasfema” e una “presa in giro agli italiani”.

Dal punto di vista normativo, il Viminale ha chiarito che la scelta di non ritirare le schede è legittima e non incide sul quorum, che resta fissato al 50% più uno degli aventi diritto. Diversa sarebbe stata la situazione se l’elettore avesse ritirato la scheda per poi annullarla o restituirla senza votare.

La premier ha spiegato: “Vado a votare, ma non ritiro la scheda, è una delle opzioni”. Nella stessa direzione anche il vicepremier Antonio Tajani, che ha dichiarato la sua astensione.

L’opposizione ha accusato la premier di voler boicottare il referendum. “È un trucco per sabotare il voto”, ha attaccato il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, sottolineando come la scelta sia tanto più grave perché annunciata proprio il 2 giugno, anniversario del referendum che sancì la nascita della Repubblica. “In quasi trent’anni non ha fatto nulla per tutelare i lavoratori e i giovani precari”, ha aggiunto Conte.

Dura anche la posizione della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: “Il vado a votare ma non voto è una presa in giro che dimostra la paura del quorum”. Sulla stessa linea il leader della Cgil, Maurizio Landini: “Di fatto è come non andare a votare, un atto irresponsabile”.

“Messaggi confusi che invitano all’astensione” ha denunciato Riccardo Magi di +Europa, definendo la scelta “agghiacciante”. Secondo Nicola Fratoianni, “gli italiani non faranno questa pantomima, eserciteranno il diritto di scegliere”. Più diretto Angelo Bonelli, per il quale “se anche la premier annuncia che non ritirerà la scheda vuol dire che temono il quorum”.

A difendere la posizione di Giorgia Meloni è intervenuto Fratelli d’Italia con Alfredo Antoniozzi, che ha ricordato come tre anni fa il centrosinistra scelse di non votare al referendum sulla giustizia senza che vi fossero le stesse polemiche.

Anche Maurizio Lupi (Noi Moderati) ha definito “strumentali” le critiche, ricordando episodi passati di astensione promossa da esponenti del centrosinistra. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha sottolineato che l’astensione è una forma di partecipazione prevista dal referendum: “Il suo raggiungimento è un obiettivo politico, non raggiungerlo è una scelta politica come le altre”.