Ex Ilva, Mattia: “Taranto ha già pagato. Serve un futuro, non altre rinunce”

Dalla nascita dell’Italsider nel 1965 alla crisi ambientale e sanitaria odierna, la storia dell’ex Ilva resta una delle più gravi vicende industriali del Paese. A ripercorrerne le tappe è il segretario regionale Socialismo XXI, Salvatore Mattia, ex rappresentante per ambiente e sicurezza in fabbrica negli anni ’80 ed ex presidente del Comitato Consultivo INAIL per Cgil, Cisl e Uil.
“Lo stabilimento nacque con scelte sbagliate e logiche ciniche: fu costruito a ridosso della città e a discapito del territorio. Oggi – denuncia Mattia – la popolazione paga ancora un prezzo altissimo“.
Le criticità aumentano con la privatizzazione del 1995. La gestione Riva, secondo Mattia, ricevette in eredità un impianto già saturo e ad altissimo impatto, mai sottoposto a un vero piano di risanamento. Le perizie epidemiologiche parlano chiaro: aumento di tumori, asma, leucemie e livelli elevatissimi di diossina nei tessuti biologici, nel latte materno e negli allevamenti del Mar Piccolo.
Nel 2012 la svolta giudiziaria con il sequestro senza facoltà d’uso dell’area a caldo e l’arresto di Emilio e Nicola Riva. Ma oggi, osserva Mattia, “il rischio è quello di nuove strumentalizzazioni, che usano il tema della bonifica per spaventare operai e cittadini, creando contrapposizioni pericolose”.
Da qui l’appello finale: “Chiediamo al governo Meloni di non barattare salute e sicurezza con accordi opachi. Taranto ha già dato. Servono investimenti reali, bonifiche vere, lavoro dignitoso. Questa città merita rispetto e un futuro migliore“.