Precarietà: Leone, ‘Un nemico del popolo, servono nuove basi’

Giulio Leone, coordinatore del psi di San Giorgio Ionico
Cultura, musica e spettacolo
19.04.2021 14:48

Prima di procedere oltre è indispensabile vagliare la precarietà nei suoi profili: personale e sociale. La precarietà è personale quando attiene alla precarizzazione del lavoro, da cui discende una minore sicurezza delle fonti di reddito ed una incerta visione del futuro. Viviamo in un contesto sociale caratterizzato da un’economia che non produce più buoni posti di lavoro. Spesso quelli  “buoni”, remunerativi e dignitosi, non sono sufficienti per tutti. A peggiorare la realtà contribuisce anche la comunicazione distorta dei mass media che portano all’attenzione della cronaca scandali quali “stipendiopoli, parentopoli e eccetera”. Non vale qui il discorso relativo alla flessibilità. Questa, che accresce la libertà personale del lavoratore, è apprezzabile ed è apprezzata se frutto di una scelta consapevole e ragionata, ossia se è definibile come “flessibilità volontaria”. Nel caso contrario, non è. E’ precarietà sociale, invece, ciò che si qualifica come diminuzione degli investimenti nei servizi pubblici quali l’assistenza sanitaria, istruzione o infrastrutture. La precarietà sociale si caratterizza nel sottoporre le sfere essenziali da cui dipende il benessere sociale ed individuale all’imperativo del profitto. A riprova di ciò basti considerare che Italia e Regno Unito, paesi in cui la spesa pubblica era stata ridotta per far fronte alle politiche di austerità, sono stati i più colpiti dalla crisi sanitaria. O ancora si pensi alle politiche di privatizzazione, le stesse che hanno impoverito e martoriato la comunità nazionale ad esclusivo vantaggio dei potentati economici (vedi il caso Ponte Morandi). Caso Italia Ad aggravare la situazione italiana ha contribuito il sistema partitico-parlamentare, ossia quello che impedisce il libero esplicarsi della volontà popolare a vantaggio delle faziosità e dei tornaconti partitici. Tutti i governi, non farà eccezione Draghi, sono ostaggi delle coalizioni partitiche. La “democrazia  governante” è il grande assente della Repubblica Italiana. Come risolvere il problema della precarietà? In primo luogo sembra necessaria una riforma sociale progressiva che deve concentrarsi sulla lotta alla produzione competitiva. E’ il “profitto finanziario”, e non quello reale, motore chiave della precarietà sociale. I decisori pubblici devono acquisire la consapevolezza che le politiche di ridistribuzione e collettivizzazione sono inadeguate a risolvere il problema della precarietà. Fatta propria questa consapevolezza, i governi devono stabilire un tetto all’accumulazione privata dell’economia finanziaria. La stessa deve divenire sistema economico chiuso dove “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si reinveste per il progresso socio-economico dell’umanità”; la stessa che vive e prospera sul pianeta terra, sistema chiuso. Precarietà, giustizia sociale e ambiente. Se è la precarietà il principale responsabile della miseria delle nostre società, ottenere la solidarietà combattendo la precarietà è l’obiettivo di “un’economia politica della fiducia”. Combattere la precarietà allinea perfettamente la giustizia sociale e l’ambiente, perché l’attenzione è rivolta alla stabilizzazione delle condizioni economiche e sociali, alla garanzia del benessere personale e sociale, piuttosto che alla ricerca della prosperità materiale. (Giulio Leone, coordinatore del psi di San Giorgio Ionico) 

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