Oloturie, datteri e ricci di mare: tre specie diverse, un destino comune: vittime più emblematiche dei crimini ambientali che colpiscono il Mar Mediterraneo. Da questo spunto è partito il workshop nazionale “Un mare di legalità”, organizzato dal WWF Italia a Taranto, con il supporto dell’Università di Bari, della Procura della Repubblica di Taranto, della Capitaneria di Porto, dell’Ordine degli Avvocati e di Confcommercio Taranto.

Nel corso dell’iniziativa, che ha coinvolto oltre 120 partecipanti, si è discusso del fenomeno crescente della pesca illegale, del traffico di specie protette, dell’inquinamento marino, dell’uso del demanio marittimo e delle aree marine protette. Ai lavori hanno preso parte magistrati, forze dell’ordine, enti pubblici, gestori di aree protette, avvocati, ricercatori, associazioni e rappresentanti del mondo della pesca.

Al centro del confronto quattro tavoli tematici con l’obiettivo di individuare criticità e proporre strategie operative e legislative per rafforzare la lotta all’illegalità in mare. Dati allarmanti confermano la gravità della situazione: nel 2024 oltre 50.000 ettari di praterie di posidonia oceanica sono stati danneggiati da ancoraggi selvaggi nel Mediterraneo, con impatti che richiederanno oltre un secolo per essere riparati.

Nel corso della mattinata il WWF, per voce della direttrice generale Alessandra Prampolini, ha consegnato il premio “Un mare di legalità” alla Procura della Repubblica di Taranto e alla Guardia Costiera, per l’impegno costante nella tutela dell’ambiente marino e per la capacità di dialogo con il mondo associativo e civile.

“La promozione della legalità passa anche attraverso la prevenzione e la formazione”, ha sottolineato la procuratrice Eugenia Pontassuglia richiamando l’importanza di un approccio sinergico e multidisciplinare nelle indagini ambientali.

Soddisfazione anche da parte del WWF, che con Domenico Aiello, responsabile della tutela giuridica dell’associazione, ha rimarcato: “Non basta agire nei tribunali. Serve diffondere cultura giuridica e ambientale per rafforzare la protezione degli ecosistemi marini”.

Giulia Prato, responsabile Mare WWF Italia, ha invece ribadito l’urgenza di potenziare il sistema delle aree marine protette e dei siti Natura 2000: “Sono banche di biodiversità, ma devono essere difese con strumenti adeguati e partecipazione condivisa”.

Il workshop si è chiuso con l’impegno comune a rafforzare il coordinamento tra istituzioni, forze dell’ordine e società civile, per garantire legalità e sostenibilità nella gestione del patrimonio marino italiano.