Ex Ilva di Taranto (foto Todaro/AntennaSud)
Ex Ilva di Taranto (foto Todaro/AntennaSud)

“Basta illusioni. Per salvare l’acciaio di Taranto serve ridimensionare la fabbrica”. È il messaggio chiaro lanciato da Confartigianato Imprese Taranto, che in una nota del proprio ufficio comunicazione chiede una svolta realista sul futuro dello stabilimento siderurgico ex Ilva, oggi al centro dell’ennesimo tentativo di vendita da parte del Governo.

Secondo l’organizzazione, continuare a immaginare un’acciaieria nelle sue dimensioni attuali, sia strutturali che occupazionali, significherebbe “condannare Taranto, i lavoratori e il Paese a un declino senza ritorno”.

“Le recenti offerte dei potenziali investitori industriali mostrano chiaramente che il mercato non vuole più colossi ingestibili ma impianti snelli, sostenibili e con minori impatti ambientali e sociali”, si legge nel documento.

“Da anni si alimenta la favola di un’acciaieria infinita - denuncia Confartigianato -, mentre Taranto continua a pagare con la salute, l’ambiente e un’economia locale soffocata. Il futuro dell’acciaio passa per un impianto moderno e ridimensionato, come accade in molte realtà europee”.

L’associazione ammette che la scelta comporterà conseguenze pesanti: “Tagliare la metà della manodopera, se non di più, è una conseguenza durissima ma inevitabile. Nessun piano industriale green potrà essere sostenibile mantenendo l’attuale numero di lavoratori”.

I dati della cassa integrazione, spiegano gli artigiani, dimostrano che “da 15 anni circa il 40% della forza lavoro è ferma”, segno di un sistema ormai insostenibile. Difendere l’occupazione totale, avvertono, “potrebbe trasformarsi nella Caporetto dello stabilimento”.

Confartigianato sottolinea tuttavia che la transizione deve essere accompagnata da un piano di riconversione e formazione per riqualificare gli esuberi e reinserirli nel tessuto produttivo locale: “Le piccole imprese tarantine hanno fame di manodopera qualificata e sono pronte a fare la loro parte”.

“Meglio una fabbrica dimezzata ma viva, che un gigante malato che divora salute, risorse e speranze”, afferma la nota ribadendo che Taranto “non morirà con il ridimensionamento dell’acciaieria, ma se continuerà a dipendere da essa”.

La segreteria generale di Confartigianato Taranto conclude con un appello al territorio e alle istituzioni: “Serve un piano serio di sviluppo e di formazione per un’economia che metta al centro le persone, le imprese e la sostenibilità, non più una monocultura industriale che da decenni soffoca la città”.