“La Lutum ha le carte a posto”. È la frase che da anni accompagna il tentativo della Lutum srl di ottenere l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) e il PAUR per riattivare la discarica ex Vergine in località Palombara, a ridosso di numerosi centri abitati tra cui Fragagnano, Lizzano, Monteparano, Faggiano e Roccaforzata. Ma la documentazione agli atti racconta una storia molto diversa. Lo si legge in una nota di Attiva Lizzano.

La decisione definitiva da parte della Provincia di Taranto è stata nuovamente rinviata, proprio a causa delle numerose lacune riscontrate nel progetto, spiega Attiva Lizzano. Tra le criticità più rilevanti emerge il parere dettagliato dell’ARPA Puglia, che ha evidenziato aspetti preoccupanti sotto il profilo ambientale.

Al centro del rilievo tecnico vi è la barriera d’argilla, elemento fondamentale per impedire che i percolati (liquidi derivati dalla decomposizione dei rifiuti) raggiungano le falde acquifere. La Lutum non ha fornito dati certi né sulla provenienza né sulla volumetria dell’argilla. Anzi, da rilievi satellitari è emerso che i 42.000 m³ di materiale dichiarati “già in sito” risultano inesistenti al marzo 2025, sottolinea Attiva Lizzano.

A peggiorare il quadro, l’analisi delle acque di falda condotta da ARPA ha rilevato il superamento delle soglie di contaminazione per ferro, manganese e soprattutto per tetracloroetilene, un inquinante organico industriale e cancerogeno, non menzionato dalla Lutum nella propria documentazione, aggiunge il Movimento.

Un nuovo elemento emerso nell’ultima Conferenza di Servizi è il coinvolgimento dell’ENAC, chiamato a valutare l’impatto del progetto sulla zona di buffering aeroportuale che circonda l’aeroporto Arlotta di Grottaglie. La discarica, infatti, ricade in un’area di sicurezza destinata a garantire operazioni di emergenza in fase di decollo e atterraggio, prosegue Attiva Lizzano.

La presenza di rifiuti in decomposizione potrebbe attirare fauna selvatica, in particolare uccelli, con il rischio di bird-strike. A questo si aggiungono i fumi, gas e polveri derivanti dalla fermentazione o dalla combustione dei materiali, che potrebbero interferire con la visibilità e la qualità dell’aria, mettendo a rischio personale e passeggeri, continua Attiva Lizzano.

Il contesto non potrebbe essere più paradossale: mentre il sindaco di Taranto Piero Bitetti e il presidente della Provincia Gianfranco Palmisano chiedono al Governo nazionale di rilanciare l’aeroporto Arlotta per i voli civili, un progetto industriale potrebbe comprometterne operatività e immagine. In una provincia che già combatte battaglie ambientali cruciali, su tutte quella legata all’ex Ilva, si rischia di aggiungere un nuovo elemento di conflitto, prosegue la nota di Attiva Lizzano.

La riapertura della discarica ex Vergine non appare dunque compatibile con un piano di sviluppo sostenibile e valorizzazione turistica del territorio. Il progetto Lutum solleva questioni ambientali, sanitarie e infrastrutturali che richiedono ora risposte chiare e decisioni trasparenti da parte delle istituzioni coinvolte, conclude Attiva Lizzano.