Ex Ilva, sindacati in pressing: chiedono incontro a tutti i partiti
Palombella: “Sul bando ci prendono in giro”. Spera: “Senza rigassificatore addio polo Dri e siderurgia”. De Palma: “Stato sia garante o fabbrica fallisce”. E Uliano attacca Bitetti
“Mentre il dibattito sul destino del più grande impianto siderurgico europeo prosegue tra contrapposizioni politiche e visioni industriali, a mancare sono le risposte concrete per chi lavora nello stabilimento di Taranto”. Lo denunciano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo nazionale confederale Usb, che sottolineano come l’aggiornamento del bando per la ricerca di un nuovo partner industriale rappresenti un passo avanti solo se accompagnato da garanzie sociali. “La decarbonizzazione è un obiettivo imprescindibile, ma non può essere ridotta a una mera questione tecnica. Va integrata con misure reali per la tutela del reddito e dell’occupazione”, affermano.
Secondo Usb, la discussione rimane sbilanciata su soluzioni tecnico-industriali, senza entrare nel merito delle conseguenze sui livelli occupazionali. “Mancano certezze su quanti posti saranno salvaguardati e quali strumenti saranno attivati per sostenere chi rischia di restare indietro”, ribadiscono, rivendicando il ruolo attivo dello Stato non solo come regolatore ma come protagonista della transizione. “È necessario un piano nazionale per la siderurgia, coerente con una strategia industriale di lungo periodo”.
Da parte sindacale, Rocco Palombella, segretario generale Uilm, non nasconde la delusione per l’esito dell’incontro tenutosi a Palazzo Chigi: “Ci aspettavamo di più. L’unica novità è l’integrazione del bando. Vogliamo sapere con chiarezza cosa contiene e quali sono le conseguenze per l’occupazione”.
A chiedere garanzie concrete è anche Michele De Palma, leader Fiom: “Ogni piano, incluso il nuovo bando, deve prevedere decarbonizzazione e salvaguardia di tutti i posti di lavoro, anche nell’indotto. Serve una partecipazione pubblica per garantire occupazione e transizione”.
Ferdinando Uliano, segretario generale Fim, rilancia l’urgenza di definire con precisione gli investimenti: “Tre forni elettrici e il polo Dri a Taranto sono imprescindibili. Serve una strategia energetica chiara e coerente”. Uliano attacca anche le istituzioni locali: “Non è tollerabile il gioco delle dimissioni e ripensamenti. Tutti devono assumersi le proprie responsabilità”.
A invocare una scelta netta è anche Antonio Spera, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici: “Senza la nave rigassificatrice non ci sarà alcun polo Dri. Le incertezze degli enti locali rischiano di compromettere tutto”. Secondo Spera, l’impegno del governo va riconosciuto, ma “non accetteremo che la risposta alla crisi sia solo la cassa integrazione. Servono investimenti e zero esuberi”.
Al termine del vertice, Fim, Fiom e Uilm hanno annunciato l’invio di una nota a tutti i gruppi parlamentari per aprire un confronto politico più ampio. Sul tavolo restano nodi cruciali: la tenuta occupazionale, la realizzazione degli impianti elettrici, le garanzie pubbliche e una visione nazionale condivisa sulla siderurgia del futuro.