Ex Ilva, confronto teso Urso-sindacati: “Si va verso disastro industriale”
Fiom, Fim e Uilm in allarme: “ministro scarica responsabilità, situazione drammatica: si rischia la bomba sociale”

È stato definito “esplosivo” lo scenario emerso al termine dell’incontro in videoconferenza tra Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, e le sigle sindacali, convocato per fare il punto sulla situazione dell’ex Ilva. Le organizzazioni hanno parlato apertamente di una “fase di assoluta emergenza” e del concreto rischio di una “bomba sociale”.
“Ho informato i sindacati sullo stato dell’accordo interistituzionale con gli enti locali, decisivo per il futuro del polo siderurgico. Senza intesa, l’AIA non potrà essere rilasciata e salteranno le condizioni per l’investimento internazionale”, ha spiegato Urso facendo riferimento all’interesse da parte di soggetti stranieri, in particolare gli azeri di Baku, ancora in attesa di sviluppi concreti.
Il ministro ha chiarito che il piano di decarbonizzazione, che prevede un orizzonte temporale fino al 2039, include l’arrivo di una nave rigassificatrice, l’installazione di impianti DRI per alimentare i futuri forni elettrici, un desalinizzatore e nuove infrastrutture per la gestione delle acque industriali. “Gli enti locali hanno piena competenza territoriale - ha aggiunto -. Se il confronto sarà positivo nelle prossime ore, potremo aprire un nuovo capitolo per la siderurgia italiana”.
Ma le parole del ministro non hanno rassicurato le organizzazioni sindacali. Loris Scarpa della Fiom Cgil ha parlato di dichiarazioni “gravissime”, riferendo che “il ministro ha ipotizzato la chiusura di tutti gli altiforni entro fine luglio, senza fornire certezze sul percorso di decarbonizzazione”. La Fiom ha annunciato che valuterà congiuntamente alle altre sigle le iniziative da intraprendere.
Duro anche il commento della Fim Cisl. Ferdinando Uliano e Valerio D’Alò hanno chiesto un accordo immediato: “Gli enti locali devono evitare che il territorio venga condannato alla desertificazione industriale. Serve responsabilità per scongiurare un disastro occupazionale”.
Sulla stessa linea la Uilm, con il segretario generale Rocco Palombella e la segretaria confederale Vera Buonomo, che hanno definito “inaccettabile lo scaricabarile” tra istituzioni. “Urso ci ha riferito che senza AIA e senza accordo di programma entro luglio, il tribunale di Milano potrebbe decidere per la chiusura dell’ex Ilva. Ci rimettiamo alla responsabilità di tutte le parti”, hanno dichiarato.
Secondo l’Usb, “in assenza di interventi immediati e strutturali, la prospettiva concreta è quella del default industriale e occupazionale”. I dati diffusi da Acciaierie d’Italia confermano una situazione critica: fino a febbraio 2026 si lavorerà con un solo altoforno attivo, mentre i problemi agli impianti hanno già fatto slittare il piano di ripartenza. La richiesta di cassa integrazione coinvolge 4.050 lavoratori, di cui 3.500 solo nello stabilimento di Taranto.
Le organizzazioni sindacali chiedono infine la riapertura urgente del tavolo permanente a Palazzo Chigi, per superare lo stallo attuale e avviare un percorso condiviso che eviti nuove fratture sociali ed economiche.