Ex Ilva: PCI Taranto, ‘Bloccare fonti inquinanti senza più perdere tempo’

CRONACA
29.05.2023 10:03

Il PCI, da sempre impegnato nella rivendicazione del rispetto e della salvaguardia della salute pubblica e dei lavoratori, ormai da più di 10 anni ha proposto la gestione pubblica della più grande fabbrica di acciaio in Europa; gestione affidata dopo il tracollo dei quella privatistica della famiglia Riva prima in amministrazione straordinaria pubblica anche questa; passata al gruppo Arcelor Mittal e dopo varie vicissitudini tra crisi produttive e blocchi tecnici ritornata in mani pubbliche con acciaierie d'italia.

Quello che invece è rimasto stazionario è il livello di inquinamento e la carenza di interventi di adeguamento degli impianti alle norme imposte dalle leggi di tutela ambientale e sulla sicurezza degli impianti. Tale stallo spesso si è ritorto sui lavoratori impiegati passati in cassa integrazione, dopo quelli posti in as per i quali si prospetta l'uscita definitiva dal ciclo produttivo: il licenziamento.

Questa ultima ordinanza sindacale ci porta al solito "tragico" ping pong tra responsabili amministrativi e azienda, alias lo stato. 60 giorni di tempo per ottemperare alle indicazioni dell'ordinanza in senso di azioni efficaci per l'abbassamento della quantità di benzene che viene emessa dal ciclo produttivo, accertato da tutti gli enti locali, territoriali e nazionali competenti.

Per quanto tempo ancora si deve andare avanti con questo stillicidio ipocrita e criminogeno? Ci vuole subito la proposta di un nuovo e diverso modello di sviluppo economico e culturale. Partendo dalle risorse del territorio: agricoltura, mare, porto, pesca, acquacoltura, cultura, turismo sostenibili. Cambiare si può, si deve. Il PCI di Taranto per questo lotta affianco ai cittadini e ai lavoratori. Secondo il nostro punto di vista, negli ultimi 50 anni sia il Comune che la Regione sono andati avanti con emendamenti facendo perdere ulteriormente tempo e salute ai propri cittadini e agli operai di Taranto.

Solo in un‘occasione si è visto sigillare una parte di aria a caldo dello stabilimento piu' grande d’Europa grazie all’intervento della magistratura come l'azione del giudice Sebastio. Ma oltre questo abbiamo visto solo passerelle politiche. Uno studio quello "sentieri" per fortuna si è fatto, ma è troppo poco per il tempo lunghissimo che si è aspettato oggi vogliamo e come partito proponiamo che in tematiche di ambiente e salute si faccia uno studio per sensibilizzare i cittadini di quei quartieri a ridosso dello stabilimento tamburi e paolo sesto e per tutti i cittadini bisogna riconoscere seriamente la pericolosità delle fonti inquinanti per benzoapirene diossina e altre sostanze cancerogene. Fare un programma serio e determinato proprio sui punti della legge ambientale art 29 quater comma 7 ovvero del pericolo di salute pubblica facendo corsi gratuiti per tutti e per far conoscere realmente la pericolosità di queste sostanze.

Non è un caso che ancora oggi ci sono altissime percentuali di benzene; in effetti c’e il riconoscimento scritto nell’ordinanza sindacale “che il benzene per gli essere umani è dannoso come sono raccomandati livelli sicuri di esposizioni” e proprio per questo riconoscimento dell’Oms  fa riflettere e agire in fretta, perché la storia ci insegna che più sappiamo e più possiamo agire: anche un investimento territoriale dei quartieri per incentivare e aiutare le famiglie ad allontanarsi dai veleni nocivi industriali senza dover regalare ulteriormente territorio alle aziende, ma per evitare le malattie che portano alla morte.

Insomma, un programma che parli di territorio e non un programma che parli solo di Ilva. Quante volte si è sentito e parlato che il territorio può offrire molto ma ahimè solo a parole ora servono i fatti. Lo dice la legge nell’art.3-ter del codice ambientale: impone che quando sussistono incertezze o un ragionevole dubbio riguardo alla esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, possono essere adottate misure di protezione senza dover attendere che siano pienamente dimostrate l’effettiva esistenza e la gravità di tali rischi. Su questi punti bisognerebbe dare meno tempo e non oltre per bloccare tutte le fonti inquinanti. Basta anche parlare solo del wind day che sinceramente informa solo il pericolo, ma non si fa nulla per bloccarlo. Insomma un programma per Taranto. Se ami questo territorio lo devi proteggere. (Comunicato stampa)

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