Confartigianato Taranto lancia un appello forte e diretto: aprire le porte dei grandi poli industriali e infrastrutturali della città (dall’Arsenale della Marina Militare al siderurgico, dalla raffineria ai poli dell’aerospazio ed eolico, fino al porto e alle ferrovie) alle micro, piccole e medie imprese locali.

A farsi portavoce della richiesta sono Giovanni Palmisano, Francesco Basile e Valerio Bardia, rappresentanti dei settori impiantistica ed edilizia. “Il futuro di Taranto deve passare anche dalla valorizzazione del tessuto produttivo artigiano – sottolineano –. Le piccole imprese generano lavoro diffuso, investono sul territorio e sono la spina dorsale della comunità”.

Secondo Confartigianato, è indispensabile superare le logiche chiuse e creare un sistema di accesso trasparente e inclusivo alle commesse. Ciò significherebbe permettere anche alle PMI di contribuire con competenza, innovazione e professionalità ai grandi progetti.

L’appello è rivolto a politica e istituzioni locali e nazionali: parlamentari, amministratori regionali e comunali. La proposta concreta è istituire piattaforme permanenti di dialogo tra grandi committenze e piccole imprese, semplificando le procedure di gara e rendendo accessibili gli appalti anche ai piccoli operatori.

Confartigianato ricorda che sul territorio ci sono imprese già all’avanguardia in innovazione, digitalizzazione, sostenibilità e transizione energetica, ma che paradossalmente restano escluse dalle commesse locali. “I nostri artigiani hanno know-how e capacità che possono fare la differenza. Tenerli fuori dal circuito significa rinunciare a una risorsa preziosa per la città e per i giovani che cercano futuro qui”.

La richiesta è chiara: costruire a Taranto un modello economico inclusivo, capace di integrare i grandi insediamenti industriali e militari con il tessuto delle PMI. “Aprire i colossi alle piccole imprese – conclude Confartigianato – vuol dire creare nuove opportunità, rafforzare la resilienza del territorio e renderlo competitivo”.