CGIL e FIOM CGIL tornano sulla vertenza ex Ilva con un appello chiaro alla responsabilità, alla competenza e all’unità: “Bisogna smetterla con l’approssimazione e la semplificazione, servono scelte basate su dati scientifici e tecnici per garantire ambiente, lavoro e sviluppo sostenibile per Taranto”.

Secondo le due sigle sindacali, il vero nemico è il metodo “divide et impera” messo in atto dal Governo nazionale, che continua a proporre alternative rigide e prive di trasparenza sui reali impatti ambientali e sanitari. “Non si può scegliere tra salute, lavoro e ambiente: devono essere obiettivi sinergici”.

I sindacati ribadiscono con forza che la produzione dell’acciaio è possibile anche a Taranto, ma solo con l’avvio di un processo concreto di decarbonizzazione e con la salvaguardia di tutti i posti di lavoro: diretti, Ilva in amministrazione straordinaria, indotto e appalti. “La realizzazione dei forni elettrici e dell’impianto DRI Italia è la condizione imprescindibile”, ricordano.

Il progetto, inizialmente previsto nel PNRR e poi spostato nel Fondo di coesione e sviluppo, è secondo CGIL e FIOM una delle chiavi per una vera transizione: “Non possiamo aspettare il 2039. La decarbonizzazione va completata entro il 2030”.

I punti fondamentali per una soluzione condivisa, secondo i sindacati, sono:

  1. Salvaguardia di tutti i profili lavorativi, compresi i lavoratori dell’indotto.
  2. Inserimento della Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS) nell’AIA.
  3. Maggioranza pubblica nella gestione del sito durante e dopo il processo di transizione.
  4. Realizzazione del DRI a supporto dei forni elettrici locali.
  5. Verifica sull’utilizzo delle infrastrutture gas (TAP, Tempa Rossa, SNAM).
  6. Piano di ripartenza immediato per gli altoforni in sicurezza.
  7. Decarbonizzazione completa entro il 2030.
  8. Studio su un impianto di desalinizzazione interno, senza scarico in mare.
  9. Potenziamento della rete sanitaria locale con prevenzione e screening periodici.

“La vertenza ex Ilva non è solo industriale, è una sfida collettiva su ambiente, salute, occupazione e futuro”, affermano CGIL e FIOM. L’appello finale è al mondo politico, associativo e civico: “Serve unità e confronto, non scontri ideologici. Taranto ha bisogno di un nuovo patto per il futuro, fatto di concretezza e competenze”.