“Il porto di Taranto, da vent’anni privo dei traffici containerizzati, ha basato la sua sopravvivenza sui volumi legati a Eni e ILVA, due realtà industriali considerate vitali per l’intera portualità ionica e per il suo vasto indotto. La crisi di una sola di queste attività, spiegano i rappresentanti dei servizi tecnico-nautici, avrebbe come effetto immediato la caduta anche dell’altra, incapace di sostenere da sola i costi degli investimenti necessari per garantire operatività e sicurezza”, scrivono in una nota Felice Tagarelli, capo pilota Rimorchiatori Napoletani, Gaetano Raguseo, capo gruppo Ormeggiatori, e Giovanni Puglisi, capo Pilota.

“La crisi dell’acciaieria, esplosa con il sequestro degli impianti, ha già prodotto effetti pesanti sull’occupazione diretta e indiretta, mettendo in difficoltà l’intero sistema portuale. I servizi tecnico-nautici hanno dovuto fronteggiare perdite economiche e proteste dei lavoratori, trovando supporto soprattutto nell’azione della Capitaneria di Porto, che ha rimodulato i parametri di funzionamento per contenere l’impatto del calo di traffici”, aggiungono.

In questo contesto, i rappresentanti della comunità portuale giudicano incomprensibile l’ipotesi di dirottare su altri scali nazionali le forniture necessarie alla produzione eco-sostenibile dell’acciaio tarantino, lasciando sul territorio solo “avanzi e macerie”. Il paragone è con Bagnoli, dove in oltre quarant’anni non si è riusciti a creare un’alternativa credibile a uno stabilimento molto più piccolo di quello tarantino.

“Chiudere l’acciaieria significherebbe spegnere anche il porto vanificando ingenti investimenti pubblici e privati e trasformando le infrastrutture in una nuova cattedrale nel deserto”, sottolineano.

Da qui la richiesta di consentire l’approdo di una nave rigassificatrice, ritenuta indispensabile per sostenere un ciclo produttivo basato sull’energia elettrica e sul gas, come già accade in numerosi scali nazionali ed esteri. “I no assoluti non hanno senso e in questo caso rischiano di essere molto dannosi per l’intera comunità portuale e per il territorio ionico”, concludono.