Ex Ilva, a Milano l’udienza dei tarantini: “Stop alle produzioni che uccidono”
Cittadini e Genitori Tarantini in tribunale per la salute: “Chiudere l’area a caldo”
“In tribunale per difendere i diritti dei tarantini. Basta con le produzioni che uccidono”. Con queste parole si sintetizza lo spirito dell’udienza svoltasi giovedì 9 ottobre al Tribunale di Milano, un nuovo capitolo della lunga battaglia per la giustizia ambientale e sanitaria di Taranto.
Davanti ai giudici si è discussa la causa promossa dai cittadini e dall’Associazione Genitori Tarantini, che chiedono la sospensione della produzione nello stabilimento ex Ilva, almeno fino a quando non saranno garantite misure concrete di tutela per la salute e per l’ambiente.
Alla presenza degli avvocati Maurizio Striano e Ascanio Amenduni, la delegazione ha ribadito un principio fondamentale: “Non può esserci lavoro senza salute, e un impianto che avvelena un’intera città non può continuare a produrre”.
La richiesta di azione inibitoria si fonda anche sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea del giugno 2024, che ha stabilito che un impianto industriale deve essere chiuso se mette a rischio la salute dei cittadini. Una posizione che contrasta con la nuova AIA rilasciata a luglio, la quale consente la prosecuzione della produzione senza adeguate garanzie per la popolazione.
I ricorrenti hanno chiesto la chiusura immediata dell’area a caldo, denunciando che la produzione autorizzata di circa sei milioni di tonnellate di acciaio comporterebbe la riattivazione di tre altoforni, con pesanti ricadute ambientali.
La decisione del tribunale è attesa entro due mesi. L’auspicio, sottolineano i promotori, è che i giudici scelgano di rispettare i principi sanciti dall’Unione Europea, tutelando il diritto dei tarantini a vivere in una città sana e sicura.
“Taranto non può più aspettare – si legge nella nota della delegazione –. La Puglia tutta chiede attenzione e impegno: non può esserci una provincia malata in una regione che vuole risollevarsi sul piano economico, turistico e sociale”.