Coldiretti Puglia: sei incendi su dieci causati da criminali

La Puglia continua a bruciare e l’origine dei roghi, in sei casi su dieci, sarebbe dolosa. È quanto denuncia Coldiretti Puglia, puntando il dito contro azioni criminali che stanno devastando il territorio regionale, con pesanti conseguenze su ambiente, economia e turismo.
L’ultimo episodio si è verificato nella palude Frattarolo, a ridosso dell’oasi Lago Salso, a sud di Manfredonia, già colpita da un vasto incendio nei giorni scorsi. In Capitanata, secondo Coldiretti, sono andati in fumo oltre 2000 ettari di vegetazione. A rendere ancora più alto il rischio incendi è la presenza di rifiuti abbandonati nelle campagne, in un contesto in cui la Puglia è seconda a livello nazionale per reati ambientali legati proprio allo sversamento illegale.
Lo sforzo congiunto di vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ordine ha permesso finora di contenere i danni, spesso in aree di grande valore naturalistico e produttivo. Le operazioni si estendono anche alle zone più impervie, dove le fiamme cancellano campi coltivati, alberi, grano e macchia mediterranea, in un quadro reso ancora più drammatico dalla scarsa prevenzione e dalla mancanza di educazione ambientale.
Gli effetti ambientali sono devastanti: le fiamme generano temperature fino a 750 gradi, provocando erosione del suolo, perdita di biodiversità, emissioni nocive, disordine idrogeologico e danni permanenti alla fauna. Secondo Coldiretti, per ripristinare le aree bruciate potrebbero servire fino a 15 anni, con impatti diretti su tutte le attività umane, dal lavoro agricolo al turismo rurale.
Se il cambiamento climatico e la siccità giocano un ruolo nell’innesco e nella propagazione dei roghi, la vera emergenza resta l’azione dei piromani, che Coldiretti stima essere responsabili del 60% degli incendi.
La pioggia, attesa dalle campagne, potrebbe alleviare le condizioni critiche, ma – precisa Coldiretti – per essere efficace deve cadere in modo prolungato e regolare. I temporali intensi, invece, peggiorano la situazione, provocando frane e smottamenti per l’incapacità del terreno di assorbire l’acqua.
Secondo Coldiretti, la tropicalizzazione del clima sta cambiando profondamente la geografia e la frequenza delle precipitazioni, trasformando la siccità nella calamità naturale più pericolosa per l’agricoltura, compromettendo quantità e qualità dei raccolti.