Mattia: “Nazionalizzare la fabbrica per salvare Taranto. È l’ultima occasione”
Il segretario provinciale dello Snalv-Confsal lancia un appello accorato al ministro Adolfo Urso

Una vita passata in fabbrica e nel sindacato, oggi ancora in prima linea per difendere il futuro della città. È la voce di Salvatore Mattia, segretario provinciale dello Snalv-Confsal, che lancia un appello accorato al ministro Adolfo Urso sulla vicenda ex Ilva.
“Non chiudete la fabbrica è l’unica risorsa che resta a Taranto - scrive Mattia -. Se non ci sono acquirenti, lo Stato deve farsi carico della situazione e procedere alla nazionalizzazione fino a renderla appetibile. Taranto non può morire”.
Mattia conosce bene la storia dello stabilimento: ha iniziato a lavorare in Italsider nel 1972, è stato delegato Uilm, poi componente della Fabbrica negli anni ’80 e per decenni impegnato nella commissione ambiente e sicurezza. Oggi mette in guardia dalla “morte annunciata” che rischia di lasciare 18mila persone senza lavoro, con conseguenze devastanti per l’economia jonica.
Ma non si limita alla denuncia. Indica una strada: puntare su tecnologie in grado di ridurre fino al 98% l’inquinamento ambientale e avviare una trasformazione ecosostenibile che garantisca produzione e salute. “Taranto può cambiare il proprio destino con una svolta epocale ecosostenibilità significa vivere e produrre senza togliere alle generazioni future le stesse risorse”, sostiene.
Accanto alla siderurgia, Mattia invoca anche una sanità più forte, programmi di prevenzione, censimento e bonifica dell’amianto. E avverte la politica: “Chi in passato non ha fatto nulla oggi dovrebbe tacere. Nessuno, in questa campagna elettorale, può strumentalizzare la questione per un tornaconto personale”.
Poi il messaggio più diretto: “Questa amministrazione comunale e la sua maggioranza hanno nelle mani l’opportunità di cambiare davvero la storia della città. Taranto è arrivata alla sua vera occasione. Serve coraggio”.