Tullio Mancino
Tullio Mancino

L’inflazione continua a pesare sui bilanci familiari e sulla percezione dei consumi, soprattutto in Puglia, la regione più colpita d’Italia con un incremento annuo medio di 419 euro a famiglia e un tasso del 2,2%. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi di Confcommercio, nel 2025 le spese obbligate (assicurazioni, carburanti, energia) hanno raggiunto il 42,2% della spesa totale, pari a oltre 9.300 euro l’anno.

Un dato che alimenta il sentimento diffuso che “tutto sia troppo caro”, anche di fronte a rincari minimi legati all’aumento dei costi produttivi.

Tullio Mancino, direttore di Confcommercio Taranto, ha analizzato alcune voci simboliche come il prezzo del caffè: “La materia prima ha toccato record storici a causa della crisi climatica, della speculazione e delle difficoltà di trasporto legate al blocco del Canale di Suez. A questo si aggiungono i costi energetici, gli affitti, le commissioni sui pagamenti elettronici, tasse e personale. Non si tratta di aumenti arbitrari, ma di adeguamenti per sostenere i costi”.

Dello stesso avviso Paolo Barivelo, presidente provinciale di Fipe Bar: “Il barista è l’ultimo anello della filiera: aumentare di 10 o 20 centesimi la tazzina non è speculazione, ma sopravvivenza. Spesso l’incremento serve solo a coprire spese più alte, senza aumentare i margini. Lo stesso vale per panini, gelati, pizze o aperitivi. Dietro ogni prezzo ci sono investimenti, lavoro e costi nascosti”.

Confcommercio e Fipe sottolineano come sia importante distinguere tra abusi, che vanno segnalati, e gli aumenti inevitabili derivanti da un contesto di inflazione e spese obbligate. “Dietro un prezzo che può sembrare alto c’è un’impresa che cerca soltanto di restare in piedi. E non sempre ci riesce”, conclude Barivelo.