Nei giorni scorsi l’Associazione Genitori Tarantini ha indirizzato una lettera aperta alla sindaca di Genova, Silvia Salis, accompagnata da una maglietta con la scritta “I bambini di Taranto vogliono vivere”, simbolo della loro battaglia per un futuro migliore e più sano per i bambini della città ionica.

Nella missiva, l’associazione denuncia con forza la situazione drammatica che vive Taranto, unica zona in Italia inserita tra le cosiddette “zone di sacrificio” dalla Commissione per i Diritti Umani dell’ONU. Nel documento si sottolinea come le “zone di sacrificio” siano frutto di una pericolosa collusione tra governi e imprese, dove gli abitanti vengono trattati come “usa e getta”.

L’associazione esprime il proprio disappunto per la scelta di trasferire a Taranto la produzione a caldo dell’acciaieria di Genova, chiusa nel 2005, con la motivazione che quella di Taranto fosse una produzione “strategica per la nazione”. Viene inoltre richiamata l’attenzione sull’impatto ambientale e sanitario gravissimo che questa decisione ha avuto sulla città jonica, dove studi e ricerche hanno evidenziato conseguenze inumane soprattutto per i più piccoli.

Nel testo si fa riferimento alla lotta delle donne di Cornigliano, che hanno contribuito a chiudere la produzione a caldo nella loro città, e si evidenzia come non ci sia stata una risposta solidale da parte loro nei confronti di Taranto. La lettera ricorda anche un episodio del 2016, quando un manifesto di protesta appeso a Genova con la scritta “Anche i bambini di Taranto vogliono vivere” venne strappato dopo pochi giorni, segno di una mancata empatia verso la tragedia tarantina.

L’Associazione Genitori Tarantini contesta inoltre la differente gestione ambientale tra le due città, dove a Genova la laminazione a freddo garantisce un ambiente salubre, mentre a Taranto si continua a produrre acciaio con metodologie che provocano danni irreparabili alla salute dei cittadini.

Viene anche criticata la propaganda intorno alla possibile installazione di un forno elettrico a Genova, definita “improbabile”, mentre a Taranto si permette la presenza di almeno tre forni che contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria e la salute pubblica, a beneficio di posti di lavoro nel capoluogo ligure.

L’associazione ricorda l’azione legale promossa nel 2022 presso il tribunale di Milano per chiedere la chiusura della produzione a caldo a Taranto, con il sostegno della Corte di Giustizia Europea, che ha emesso una sentenza storica nel giugno 2024. Ora si attende la pronuncia definitiva della giustizia italiana.

Concludendo la lettera, i Genitori Tarantini auspicano un gesto di solidarietà da parte della sindaca di Genova, invitandola a indossare pubblicamente la maglietta ricevuta come segno di vicinanza ai bambini di Taranto.

La lettera si chiude con un appello al rispetto e alla responsabilità civile, affinché la tutela della vita e della salute prevalga su interessi economici e geopolitici.