Taranto, Unione Marittimi contro taglio equipaggi Corona Boreale e Australe
L’Unione Marittimi, tramite il presidente Vincenzo Bellomo, ha inviato alla presidenza del Consiglio dei Ministri e a tutte le autorità competenti, con copia a ADI Servizi Marittimi in amministrazione straordinaria, una lettera sull’«Autorizzazione alla riduzione del numero dei componenti l’equipaggio delle MM NN “Corona Boreale” (IMO 9509358) e “Corona Australe” (IMO 95093462) in sosta “inoperosa” o “non operativa”».
La missiva ricostruisce gli sviluppi che hanno coinvolto il personale imbarcato sulle due unità ormeggiate nel porto di Taranto, contestando prassi e scelte gestionali e chiedendo un intervento urgente per la tutela dei marittimi.
Nel documento, l’Unione denuncia anni di criticità successivi all’insolvenza del gruppo ILVA e alla gestione della flotta affidata ad ADI Servizi Marittimi srl. Secondo l’associazione, «il management avrebbe perseguito dismissioni e ridimensionamenti» con ricadute sul lavoro a bordo, mentre «le organizzazioni sindacali nazionali» sarebbero rimaste assenti nel rapporto con gli equipaggi.
Un nodo centrale riguarda il percorso di disarmo e, più di recente, la riduzione dell’equipaggio per “sosta inoperosa”: richieste avanzate dai dirigenti ADI dal 2024 in poi, con un iter seguito dalla Capitaneria di Porto di Taranto ai sensi dell’art. 74 del Codice della Navigazione per la guardiana minima a bordo. L’associazione riferisce che, dopo una prima fase di interlocuzione (e rinvii), nell’agosto 2025 la Capitaneria ha autorizzato la riduzione del personale da dieci a sette unità su Corona Boreale e Corona Australe, recependo la proposta aziendale.
L’Unione contesta metodo e merito: chiede se ADI fosse legittimata a richiedere il disarmo su navi di proprietà ILVA Servizi Marittimi, domanda chiarimenti su numero e qualifiche del personale minimo, sulle condizioni tecniche indicate dal RINA e sulle prescrizioni di sicurezza non ancora del tutto evase. Inoltre segnala la clausola – riportata nel provvedimento – che «malleverebbe l’Autorità Marittima» da responsabilità, scaricandole su comandanti e armatore.
Il presidente Vincenzo Bellomo sollecita un cambio di rotta: «Non il taglio del personale, ma un piano di recupero del patrimonio navale, anche con i finanziamenti pubblici disponibili». E chiude chiedendo «tutte le iniziative necessarie per salvaguardare i diritti dei marittimi delle navi ex ILVA, evitando sostituzioni con personale non italiano, come parrebbe accadere sui galleggianti a Genova», offrendo «disponibilità a un confronto costruttivo nel rispetto delle leggi e dei diritti dei lavoratori».