La Commissione Europea si prepara a varare una riforma fiscale di ampio respiro, destinata ad incidere fortemente sul mercato del tabacco e dei prodotti alternativi. Tra le misure più significative contenute nelle bozze in discussione figura un incremento delle accise che, in alcuni casi, potrebbe superare il 1.000%, con l’obiettivo di rafforzare le risorse proprie del bilancio comunitario e disincentivare il consumo di prodotti dannosi per la salute.

Nel dettaglio, l’ipotesi al vaglio prevede un aumento del +139% sull’accisa minima per le sigarette tradizionali: ciò comporterebbe un incremento del prezzo di un pacchetto da 5 euro fino a 6,20 euro. Ancora più rilevante sarebbe la stretta sul tabacco da arrotolare (+258%) e sui sigari e sigarilli, per cui si ipotizza un rincaro dell’accisa fino al +1.090%.

Non verrebbero risparmiati nemmeno i prodotti alternativi. Le sigarette elettroniche potrebbero essere tassate tra 0,12 e 0,36 euro per millilitro, mentre per il tabacco riscaldato si ipotizza una tassazione di 108 euro per 1.000 unità, circa la metà rispetto alle sigarette convenzionali.

In Italia, dove solo una parte del gettito da tabacchi confluisce nel bilancio UE, le ripercussioni sarebbero comunque significative. Il prezzo medio di un pacchetto potrebbe aumentare del 20%, con ricadute sulle fasce sociali più vulnerabili e un possibile effetto di rilancio del mercato illegale, in particolare per i prodotti da rollare o importati da Paesi a bassa fiscalità.

Il pacchetto fiscale in esame non si limita al comparto tabacco. La Commissione intende introdurre ulteriori misure per finanziare il bilancio pluriennale 2028–2035: tra queste una tassa sui rifiuti elettronici per incentivare il riciclo, una nuova imposta per i grandi gruppi con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, e una tariffa per le merci acquistate da Paesi extra-UE attraverso l’e-commerce. In discussione anche l’estensione del meccanismo ETS con una carbon tax applicata a carburanti e riscaldamento domestico.

L’obiettivo dell’Unione è duplice: aumentare la propria autonomia finanziaria e diversificare le entrate, riducendo la dipendenza dai contributi diretti degli Stati membri. Secondo le stime della Commissione, il nuovo assetto fiscale potrebbe generare fino a 30 miliardi di euro all’anno.

Le reazioni dei governi sono però divergenti. La Svezia ha già espresso contrarietà all’idea di utilizzare le tasse sul tabacco per alimentare il bilancio europeo. Anche l’Italia, assieme a Grecia e Romania, solleva perplessità legate all’impatto economico sui produttori locali. Più favorevoli invece Francia e Germania, che spingono per aggiornare la direttiva sulle accise, includendo anche prodotti come le e-cig e le nicotine pouches.

Il dossier approderà al Collegio dei Commissari il 16 luglio. Da lì inizierà l’iter negoziale con i 27 Stati membri: ogni modifica fiscale richiederà l’unanimità. Un percorso che si preannuncia lungo e complesso, anche per la presenza di misure divisive, come il finanziamento a nuove tecnologie energetiche come la fissione nucleare. Resta però chiaro l’obiettivo politico di fondo: rafforzare l’architettura finanziaria dell’Unione Europea, anche attraverso un sistema di entrate più moderno, equo e sostenibile.