(Di Fabio Dal Cin) Il canale navigabile di Taranto nasce a fine ‘800 come opera necessaria per fare di Taranto il più importante porto militare strategico del Mediterraneo.

Come ci racconta lo Speziale, inizialmente fu progettato come un modesto passaggio di trenta metri di larghezza, ma, successivamente, come “ingresso ad un porto militare”, la sua larghezza minima fu portata a sessanta metri, furono demolite non solo l’ultima torre settentrionale del Castello, ma anche quella di Sant’Angelo e i tre torrioni del vecchio muro civico sul fosso stesso: quello di Mater Dei, della Monacella e del Vasto. “I lavori di scavo del canale navigabile, il rivestimento murario delle scarpate e la costruzione delle banchine e dei piloni del ponte furono ultimati il 14 aprile 1886!” 

Quell’opera di straordinaria ingegneria, unitamente al ponte girevole (inaugurato solennemente il 22 maggio del 1887), diventerà il simbolo identitario di Taranto segnando la vita dei suoi abitanti e cambiando per sempre l’immagine della città nel mondo.

Transitano velieri, navi militari, mercantili e sommergibili fino a quando al fotografo subacqueo professionista Giovanni Squitieri e ai ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Taranto, Dr. Fanelli e Dr. Rubino viene un’idea: andare a osservare cosa ci fosse “nascosto” sotto il pelo dell’acqua del canale navigabile.

Una consonanza d’intenti che si concretizza nel 2022, in occasione della gara di nuoto in acque libere organizzata dal Mediterraneo Village di Taranto proprio nel palcoscenico naturale del canale navigabile: “ci aveva sempre incuriosito vedere cosa ci fosse lungo le banchine del canale, un luogo in cui c’è passaggio di acque e quindi nutrimento e l’occasione si presentò proprio per realizzare un filmato che mettesse in relazione il nuotatore e quello che poteva osservare mentre nuotava nel canale. Ottenuti i permessi necessari abbiamo organizzato la campagna di ispezione che subito si è rivelata una ricchezza in termini di biodiversità sconosciuta a tutti. Neanche un centimetro della parete rocciosa che scende fino a circa 12 metri di profondità si è presentata libera; infatti, tutta la superficie è colonizzata da organismi di tante specie diverse e meravigliose e questo lo si vede bene nelle foto di Gianni”, le parole dei ricercatori del CNR.

La disponibilità della Marina Militare ha permesso quindi ai ricercatori Dr. Rubino, Dr. Fanelli e al fotografo Squitieri di effettuare una serie di immersioni che hanno consentito di scoprire un ecosistema marino estremamente rigoglioso. Le comunità bentoniche, cioè quelle di organismi che vivono sul fondo, in questo caso le pareti verticali delle banchine, ricoprono questo substrato fino al 100% dello spazio disponibile. Un tripudio di colori e forme. Nel corso delle immersioni sono state scattate un migliaio di fotografie che hanno permesso di documentare per la prima volta queste interessanti biocenosi sotto il profilo biologico ed ecologico. La distribuzione degli organismi è fortemente influenzata dai fattori ambientali tra i quali il grado di immersione in acqua, l'esposizione alla luce, le correnti, la profondità, ecc.

Anche le comunità bentoniche presenti lungo le pareti del Canale Navigabile seguono questa regola e, anzi, è possibile utilizzare la presenza delle differenti specie per interpretare le condizioni ambientali presenti nell'area.

Una scoperta inaspettata che dimostra come anche un canale artificiale, opportunamente influenzato da correnti e maree, possa rivelarsi uno scrigno di biodiversità (da tutelare).

Da qui l’intuito del fotografo Giovanni Squitieri di donare questa collezione di 33 stampe alla Marina Militare, la quale, da sempre impegnata nel promuovere le iniziative riguardanti la cultura del mare e la tutela ambientale, ha ritenuto opportuno realizzarne una mostra permanente presso la Sala Spagnola del Castello Aragonese, locale originariamente utilizzato per acquartieramento truppa e tra il XVIII e il XIX secolo come prigione.

La mostra fotografica “Ecosistema Marino sotto il Castello Aragonese” realizzata dal fotografo subacqueo Gianni Squitieri, nell’ambito della rassegna “il Castello in…mostra”, sarà temporaneamente allestita presso la Galleria Meridionale e Sala Biblioteca del Castello Aragonese e si potrà visitare gratuitamente dal 29 luglio al 17 agosto.