Strage Castel d’Azzano: tra le vittime anche Marco Piffari, era nato a Taranto

Era nato a Taranto il 4 febbraio 1969 Marco Piffari, uno dei tre carabinieri morti nella drammatica esplosione avvenuta ieri a Castel d’Azzano, in provincia di Verona. Aveva 56 anni e ricopriva il ruolo di comandante della Squadra Operativa di Supporto Separato (SOS) del 4° Battaglione “Veneto”. Viveva da tempo in provincia di Padova.
La deflagrazione è avvenuta in un casolare alla periferia sud della città, dove le forze dell’ordine erano intervenute per un’attività di sgombero. L’esplosione, che ha coinvolto militari e agenti di Polizia, ha provocato una decina di feriti.
Secondo le prime ricostruzioni, l’operazione era stata disposta dall’Autorità Giudiziaria di Verona e prevedeva un intervento congiunto di Carabinieri e Polizia di Stato per liberare un immobile rurale occupato da tre fratelli. Durante le operazioni, gli ambienti interni dell’edificio, risultati saturi di gas, sono esplosi improvvisamente causando il crollo della struttura e travolgendo gli operatori.
Oltre a Marco Piffari, nell’esplosione hanno perso la vita altri due carabinieri: Valerio Daprà e Davide Bernardello, effettivi al Comando Provinciale di Padova. Domenico Gabriele Martella è stato estratto vivo dalle macerie, mentre altri militari e due agenti delle UOPI sono rimasti feriti.
UNARMA: “Strage annunciata. Pene esemplari per chi ha causato la morte dei nostri uomini”
“Oggi è un giorno di lutto profondo per l’Arma dei Carabinieri e per l’intero Paese”, dichiara Nicola Magno, segretario regionale di UNARMA (Associazione Sindacale Carabinieri), che parla di “una strage annunciata”.
“Tre servitori dello Stato hanno perso la vita in un’esplosione causata da ambienti saturi di gas, in un contesto in cui la presenza degli occupanti era nota e oggetto di provvedimenti. Non possiamo escludere responsabilità gravi. Pretendiamo che venga contestato il reato di strage e che chi ha reso possibile questa tragedia paghi fino in fondo”, ha aggiunto Magno.
Il segretario ha denunciato anche l’aumento dei rischi affrontati quotidianamente dagli operatori in divisa: “I nostri uomini lavorano in condizioni sempre più pericolose per garantire sicurezza ai cittadini. È inaccettabile che la loro vita venga spezzata così. Chiediamo pene esemplari per i tre occupanti fermati e che si accertino rapidamente tutte le responsabilità”.
“Oggi piangiamo tre colleghi, ma domani continueremo a chiedere giustizia per loro e per le loro famiglie. La memoria di Marco, Valerio e Davide non può essere onorata solo con la commozione: servono risposte, leggi più dure e tolleranza zero verso chi mette a repentaglio la vita degli operatori in divisa”, conclude Magno.