Musica, Arte e Caffè: Alla scoperta di Melga...

CRONACA
Francesco Caroli
22.04.2017 00:21

Giovedì scorso siamo stati negli studi di Casa Ahurea, emergente casa discografica tarantina, per intervistare la forse più promettente cantautrice nostrana: Gaia Costantini, in arte Melga. Classe ’97, in attività da poco più di un anno, ha portato il suo primo album Rattopparte in giro per la Puglia grazie ad un progetto da sogno made in Ahurea, riscuotendo parecchio successo tra pubblicco e critica. Pronta a consacrare la sua avviata carriera con un nuovo album, in esclusiva per Blunote, e per la nostra nuova rubrica “Musica, arte e caffè”, un viaggio attraverso il percorso musicale della cantante.

- Ciao Melga, raccontaci un po’ di te: come ti definiresti e in che genere ti rispecchi? Sei più pop o indie? Più rock o più soul?A quali artisti sei più legata?

Diciamo che in questi anni catalogare la musica per generi, che siano essi pop, rock o indie, è un errore. La musica è una delle poche cose universali che esistono. Dire che Melga è una cantautrice indie, o una cantante pop, è sbagliato: Melga è un’artista, che negli anni può cambiare e mutare il proprio approccio alla musica e a seconda di questo cambiamento può scrivere o comporre quello che le gira per la testa. Non seguo una linea musicale totalmente precisa, bisogna essere esposti alle diverse sfumature. Per quanto riguarda le influenze musicali, la mia vita è stata segnata da parecchie persone, come le mie insegnanti di pianoforte, o il mio produttore (Donato Maiuri, ndr) che mi ha mostrato la via dell’elettronica, o l’educazione all’ascolto. Ma anche da tanti artisti come Lucio Dalla e Carmen Consoli, che hanno accompagnato la mia crescita musicale.

- La musica che scrivi e che produci, è la tua vera espressione musicale o punti a raggiungere un determinato pubblico? Scrivi per te o per gli altri?

La domanda è davvero interessante. All’inizio ero partita con una premessa: “Scrivo per me, per gioco”. Poi in questa mia concezione è cambiata una cosa, che sì la musica è un gioco, ma un gioco responsabile. La musica ti aiuta a non prendere troppo sul serio la vita, e questo vale per tutti. Scrivo per me, per te, per noi, per voi, per loro, per tutti e per nessuno. Certo, avere un pubblico fa bene, ma come si suona davanti a due persone si suona davanti a duemila.

- Esiste un rapporto con i tuoi fan? Ci sono delle persone a cui ti sei affezionata, che ti seguono parecchio, e a cui magari in fase di stesura dedichi un pensiero?

Assolutamente sì! A Taranto c’è una grande cerchia di persone che mi segue assiduamente ai live, e molte di queste mi sono davvero entrate dentro. Una volta, non lo dimenticherò mai, una ragazza mi scrisse dopo un live, alle due di notte, dicendomi che si era emozionata al punto di piangere. A quel punto ho capito che era bastato davvero poco per farla stare bene. Un’altra volta, era il 17 Novembre (Giornata Internazionale dello Studente, ndr), un signore sulla cinquantina mi fermò e mi chiese una foto. Tornata a casa trovai quella foto su Facebook, e sotto alcuni suoi amici avevano commentato con “finalmente hai ritrovato il sorriso”. Mi ha sberciato dentro, ho provato un’emozione fortissima.

- Quanto ci credevi in quello che stai facendo? Hai mai pensato di arrivare dove sei?

Non avrei mai detto di diventare davvero una cantautrice. Quello che mi ha spinto ad arrivare dove sono è stato il riscatto: quando andavo alle medie ero chiusa, timida; non avevo amici, mi sentivo diversa, gli altri uscivano ed io rimanevo a casa a leggere. Questa cosa mi ha segnato, ho sempre cercato un mio percorso, la mia strada, perché avevo tante cose da dire al mondo ma nessun modo per farlo. Poi negli anni del liceo riuscii a unire le mie due grandi passioni, la musica e la scrittura, in larga parte grazie a chi mi ha dato una mano, Casa Ahurea, a cui devo tutto quello che sono adesso.

- Raccontaci della Melga che si siede al tavolo e scrive una canzone. Come accade?

Mi siedo spesso al piano, però mi è capitato di scrivere alcune canzoni nel letto, avendo magari una melodia in testa. L’ultima canzone che ho scritto l’ho sognata, il giorno dopo l’ho fatta sentire ai ragazzi: è una canzone d’amore, sto spoilerando! Io scrivo pochissimo d’amore, però ho sentito questa necessità e l’ho fatto. Scrivo quello che mi sento dentro.

- Adesso, per chiudere, ci parli del tuo nuovo album. Cosa dobbiamo aspettarci?

Dopo il mio primo lavoro, Rattopparte, con Casa Ahurea stiamo producendo il secondo album che si chiamerà Buco. Perché Buco? Perché nella vita si cade, e bisogna raccontare com’è successo, se ci si è fatti male. Insomma, c’è sempre la necessità di urlare qualcosa. Sarà un album molto introspettivo, magari l’altro riguardava aspetti più sociali e “lontani” da me, con questo mi aprirò di più e parlerò molto dei legami che mi uniscono alle persone. Quanto tempo? Poco, molto poco!".

Lega Pro - Girone C: 36a Giornata, Foggia in B dopo 19 anni
Calcio: Maruggio elite nell'impiantistica sportiva