Acciaierie d’Italia amplia la Cig a 4.450 lavoratori, di cui 3.803 a Taranto
Il precedente documento, del 12 giugno 2025, ancora in discussione al Ministero del Lavoro, contemplava 4.050 unità, 3.500 delle quali nel sito jonico
Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ha presentato una nuova istanza di modifica della richiesta di cassa integrazione, che prevede un ampliamento del numero dei lavoratori coinvolti. Secondo quanto riferito da fonti sindacali, la platea sale a 4.450 dipendenti complessivi, di cui 3.803 nello stabilimento di Taranto.
Il precedente documento, datato 12 giugno 2025, ancora in discussione al Ministero del Lavoro, contemplava 4.050 unità, 3.500 delle quali nel sito jonico. “La presente istanza, per effetto di fattori produttivi e finanziari sopravvenuti nel corso dell’avviata procedura, annulla e sostituisce la precedente di pari oggetto”, si legge nella comunicazione trasmessa dall’azienda.
L’incremento riguarda 1.388 lavoratori in più rispetto alle 3.062 unità già autorizzate. Nel dettaglio, a Taranto sarebbero coinvolti 486 impiegati e quadri, 280 intermedi e 3.057 operai. Negli altri stabilimenti le richieste interessano 80 dipendenti a Racconigi, 15 a Legnaro, 170 a Novi Ligure, 42 a Marghera, 280 a Genova, 20 a Paderno e 40 a Milano, per un totale di 647 lavoratori.
Nella nota inviata ai ministeri competenti, alle organizzazioni sindacali e alle Regioni in cui operano le sedi dell’ex Ilva, Acciaierie d’Italia sottolinea come, a fronte di un organico complessivo stabile di 9.741 unità, lo stabilimento di Taranto e le unità produttive collegate siano fortemente penalizzati dalla scarsità di produzione di ghisa, giudicata incoerente rispetto ai costi di esercizio.
La società evidenzia che l’attuale produzione è garantita dal funzionamento del solo altoforno 4, al quale si affiancherà a medio termine l’altoforno 2. Quest’ultimo, tuttavia, non sarà in grado di incrementare da subito la produzione. Il ripristino di livelli adeguati sarà possibile soltanto con la piena riattivazione anche dell’altoforno 1, vincolata al provvedimento di dissequestro e agli interventi tecnici necessari.
L’azienda prevede che la ripresa della produzione avverrà gradualmente, con il progressivo rafforzamento dell’altoforno 4 e, in seguito, con il ritorno in attività dell’altoforno 1. Solo al termine di questo percorso sarà possibile raggiungere volumi produttivi più soddisfacenti che, pur non sufficienti a riequilibrare del tutto la situazione, potrebbero comunque generare un flusso di cassa in grado di alleggerire i costi fissi di gestione.