Taranto, nove mesi senza stipendio: la denuncia dei dipendenti CAS

“Non siamo fantasmi, non siamo numeri, non ci piegherete”. Con queste parole Alessandro Zoriaco, lavoratore con disabilità, ha firmato insieme a quattro colleghi una lettera aperta per denunciare la situazione vissuta da mesi dagli operatori del Centro di aggregazione sociale (CAS) del quartiere Tramontone, struttura comunale affidata a una RTI di cooperative sociali con capofila la PG Melanie Klein.
Dal 1° agosto 2023, racconta Zoriaco, i dipendenti non percepiscono lo stipendio. “Siamo da nove mesi senza paga eppure ci viene chiesto di garantire il servizio, di spostare o sospendere ferie. Continuiamo a lavorare con professionalità, ma torniamo a casa a mani vuote”.
Secondo quanto riportato nella lettera, la cooperativa affidataria è entrata in difficoltà economiche senza che siano stati attivati i meccanismi di tutela previsti dal capitolato d’appalto, come la surroga del Comune di Taranto o della capofila della RTI. Nel frattempo, gli incontri promessi con l’Amministrazione comunale sono stati più volte rimandati o annullati, mentre in sede sindacale ai lavoratori sarebbe stato prospettato un accordo che prevedeva la rinuncia a gran parte delle spettanze maturate.
“Non è solo una questione economica, ma di dignità e rispetto”, sottolineano i firmatari. Con l’appalto in scadenza il 30 settembre, i lavoratori temono di restare senza alcuna tutela.
Zoriaco descrive anche l’impatto personale: “Vivo con una disabilità grave e questa incertezza aggrava la mia salute. Il silenzio istituzionale sta trasformando il mio lavoro in una fonte di dolore”.
La lettera si chiude con un appello forte: “Noi non ci arrendiamo. Non firmeremo accordi che ci umiliano. Non accetteremo il silenzio e l’indifferenza. Siamo persone, lavoratori, padri e madri. E non ci piegherete”.
La lettera di Alessandro Zoriaco e dei suoi 4 colleghi
A chi mi chiede come sia andata la mia estate, se mi sono riposato, se sto bene, per settimane ho risposto con il silenzio.
Un silenzio pieno di vergogna… Ma la verità è che non sono io a dovermi vergognare.
Dal 1° agosto 2023 lavoro al CAS di Tramontone, centro di aggregazione sociale del Comune di Taranto, affidato a una RTI di cooperative sociali con capofila PG Melanie Klein.
Eppure, cosa è accaduto a me e ad altri quattro colleghi?
La cooperativa che ci ha assunto è entrata in difficoltà economiche. In questi casi, la normativa e lo stesso capitolato d’appalto prevedono strumenti di tutela, come l’intervento in surroga della stazione appaltante – il Comune di Taranto – o della capofila della RTI. Ma fino a oggi nulla di concreto è stato fatto.
Siamo da nove mesi senza stipendio e, nonostante ciò, ci viene chiesto di garantire presenza e servizio, fino a spostare o sospendere ferie per esigenze organizzative.
Nove mesi in cui ci alziamo ogni mattina, lavoriamo con impegno, cuore e professionalità, e torniamo a casa a mani vuote.
Nove mesi in cui né la RTI né il Comune hanno trovato soluzioni reali per tutelare chi, nel frattempo, continua a garantire un servizio essenziale per la comunità.
Dall’inizio di agosto aspettavamo un incontro di ascolto, un confronto serio. Abbiamo dovuto attendere quasi un mese per avere una data. Eppure, l’appuntamento previsto con l’Amministrazione comunale è stato disdetto con poche ore di preavviso, lasciandoci nell’ennesimo silenzio.
Come se non bastasse, nel primo incontro in sede sindacale ci è stato prospettato un accordo che di fatto ci chiede di rinunciare a gran parte di ciò che ci spetta: stipendi maturati con il nostro lavoro, frutto di sacrifici quotidiani.
Questa non è “solo” una questione economica: è una questione di giustizia, dignità e rispetto.
Ieri, 2 settembre 2025, siamo stati riconvocati in sede sindacale per ascoltare una nuova proposta che non ascolteremo mai: l’incontro è stato rinviato al giorno dopo. E oggi, puntualmente, è “saltato” – così ci è stato detto dalla coordinatrice – senza indicare un’altra data. La motivazione? Si attendeva il rientro dei legali, come se fossimo nemici da contrastare. Sì, perché ci vogliono i legali per contrastare cinque lavoratori senza stipendio.
E intanto il tempo passa, tra una presa in giro e l’altra. Domani, dopodomani, la prossima settimana… e il 30 settembre 2025 l’appalto terminerà, con esso verrà meno ogni possibile tutela da parte del Comune o della capofila della RTI. Resteremo legati a una cooperativa ormai priva di risorse, che non potrà restituirci i mesi di lavoro non retribuiti.
Siamo persone, non numeri.
Siamo lavoratori, padri e madri di famiglia.
Abbiamo bollette da pagare, affitti da saldare, figli da crescere.
E io, che vivo anche con una condizione di disabilità grave, sto pagando un prezzo ancora più alto: questa incertezza e questo abbandono incidono pesantemente sul mio stato di salute. Il silenzio istituzionale sta trasformando il mio lavoro – che dovrebbe essere una risorsa – in una fonte di dolore e di peggioramento fisico.
Questa è una ferita che non si cancella.
Noi non ci arrendiamo.
Non firmeremo mai accordi che ci umiliano.
Non accetteremo mai il silenzio e l’indifferenza.
Perché, dopo nove mesi senza stipendio, non ci resta soltanto la rabbia.
Ci resta la forza di dire, ad alta voce: non ci piegherete.
Noi non ci stiamo.
Noi non siamo fantasmi.
Noi non siamo numeri.
Noi non siamo ingombri da spostare da un ufficio all’altro.