Dopo quasi otto anni di chiusura, la Riserva Naturale Regionale Palude La Vela ha riaperto ufficialmente al pubblico. Alla cerimonia di inaugurazione, tenutasi oggi, ha partecipato l’assessora Fulvia Gravame, sottolineando l’importanza del momento come simbolo di rinascita per la città di Taranto.

La riserva, chiusa dal 2017 a seguito di un grave incendio che danneggiò profondamente la pineta e le aree di salicornia, era rimasta inaccessibile anche per motivi legati alla sicurezza e a indagini ambientali. Solo dopo il completamento degli interventi di bonifica e le verifiche che hanno escluso contaminazioni nei suoli, si è potuto procedere con la riapertura dell’area.

La gestione della fruizione è stata affidata al WWF Taranto, che ha optato per un modello di accesso controllato, in linea con le direttive nazionali delle oasi WWF e con i criteri stabiliti dalla Rete Natura 2000. Le visite saranno contingentate e disponibili esclusivamente su prenotazione, attraverso appuntamenti programmati che verranno comunicati tramite i canali ufficiali dell’associazione.

Una scelta che risponde a un’esigenza di tutela ambientale più che a una logica turistica. Come ha chiarito il WWF, anche il semplice rumore o calpestio può alterare gli equilibri di un ecosistema tanto delicato. «Questa non è una semplice area verde - spiega il WWF Taranto -, ma un sistema vivente di regolazione naturale, dove acqua, suolo e biodiversità interagiscono per fornire servizi fondamentali: depurazione, mitigazione climatica, rigenerazione dei nutrienti, rifugio per specie rare».

La Palude La Vela ospita 186 specie animali e 170 botaniche già censite, oltre a habitat prioritari di grande rilievo. Il valore di questo ecosistema costiero va ben oltre i parametri economici tradizionali, costituendo un vero e proprio “capitale naturale” capace di generare benefici diffusi per l’intera comunità.

Per contribuire alla gestione e alla manutenzione dell’area, sarà richiesto ai visitatori un contributo simbolico all’ingresso. Non si tratta di un biglietto in senso classico, ma di un gesto di partecipazione attiva alla salvaguardia di un bene collettivo.

Durante gli anni di chiusura, il WWF ha continuato a presidiare e monitorare la riserva, promuovendo anche attività di ricerca scientifica in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari e partner europei. Tra i progetti più recenti figura uno studio dedicato ai cavallucci marini, specie presenti nell’ecosistema locale.

La riapertura rappresenta un nuovo inizio, ma anche una sfida importante: coniugare la tutela ambientale con una partecipazione consapevole da parte dei cittadini. Come sottolinea il WWF, la natura non va semplicemente “visitata”, ma ascoltata e rispettata, in quanto bene fragile e condiviso.