Appello al sindaco di Taranto: “Rinviare il voto sull’accordo ex ILVA”
Le associazioni ambientaliste chiedono tempo per analizzare i documenti: “Mancano trasparenza, garanzie e partecipazione democratica”
Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina Taranto, e Alessandro Marescotti, portavoce di PeaceLink, hanno indirizzato un appello formale a Piero Bitetti, sindaco di Taranto, sollecitando il rinvio del voto in Consiglio Comunale previsto per il 30 luglio sull’Accordo di Programma relativo allo stabilimento ex ILVA.
La richiesta, presentata con carattere d’urgenza, si basa su una serie di motivazioni legate alla mancanza di trasparenza, alla tutela della salute pubblica e al rispetto dei diritti democratici. Secondo quanto segnalato, a pochi giorni dalla data fissata per il voto, il testo dell’accordo non sarebbe ancora stato messo a disposizione dei consiglieri comunali.
“Non esistono i tempi tecnici minimi per leggere, comprendere e valutare un documento tanto complesso, né per organizzare audizioni con esperti”, si legge nel comunicato. A rendere ancora più critico il quadro sarebbe il mancato accesso al Parere Istruttorio Conclusivo, oltre 400 pagine di contenuti tecnici, a cui l’accordo rimanda, rendendo di fatto impossibile un esame approfondito da parte dell’assemblea cittadina e della comunità locale.
I promotori dell’appello sottolineano come l’eventuale approvazione nelle attuali condizioni potrebbe configurare una violazione della Convenzione di Aarhus, che prevede l’informazione e il coinvolgimento del pubblico nei processi decisionali con impatto su ambiente e salute.
“Questa accelerazione, imposta dal Governo, non è compatibile con una democrazia degna di questo nome”, prosegue il documento evidenziando i rischi legati alla riattivazione degli impianti dell’area a caldo, principale fonte, secondo le associazioni, di inquinamento e patologie gravi nella popolazione tarantina.
Viene inoltre criticata la reintroduzione dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), già oggetto di contestazioni da parte degli enti locali, e la totale assenza di chiarezza sull’impronta carbonica del progetto, in contrasto con gli impegni internazionali dell’Italia sulla crisi climatica.
Un ulteriore elemento di preoccupazione sollevato riguarda l’assenza di un soggetto imprenditoriale che abbia formalmente assunto l’impegno a investire nella decarbonizzazione del sito industriale: “Di quale accordo stiamo parlando se non esiste ancora l’acquirente?”, domandano Matacchiera e Marescotti.
I firmatari richiamano inoltre le recenti pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ribadiscono la priorità della tutela della salute nei confronti dell’attività industriale. Alla luce di queste considerazioni, viene richiesto formalmente il rinvio del voto del 30 luglio e l’avvio di un percorso partecipativo, fondato su dati pubblici, consultazioni tecniche e trasparenza istituzionale.
Infine, il comunicato assume i toni di una diffida: qualora il Consiglio Comunale dovesse procedere alla votazione senza le necessarie garanzie, le associazioni dichiarano di essere pronte a presentare un esposto alla Procura della Repubblica, ipotizzando il reato di pericolo per la salute pubblica.
“Se davvero il sindaco è favorevole alla chiusura dell’area a caldo non può permettere l’approvazione di un accordo che ne favorisce la riattivazione”, concludono Matacchiera e Marescotti.