Sono iniziate le attività di bonifica dagli ordigni bellici nelle aree destinate a ospitare l’impianto di dissalazione del progetto Acqua per Taranto. La messa in sicurezza prevede una prima fase di controllo superficiale, con strumenti come metal detector e magnetometri, seguita da indagini più profonde per escludere la presenza di ordigni a quote maggiori. Un passaggio indispensabile per consentire l’avvio dei lavori in piena sicurezza.

La bonifica si affianca ai monitoraggi ambientali già in corso, che riguardano acqua, aria, suolo, rumore, flora, fauna e habitat. Per la prima volta è stata avviata un’osservazione sistematica del fiume Tara, mentre in mare proseguono le analisi delle acque e dei sedimenti, integrate da studi sugli organismi marini. Rilevazioni costanti interessano anche la qualità dell’aria e i livelli acustici, oltre a campagne specifiche sulla biodiversità.

L’impianto sarà alimentato interamente da energia rinnovabile e garantirà nuova acqua potabile a 385 mila cittadini, diventando uno dei pilastri della strategia regionale per la resilienza idrica, insieme al risanamento delle reti e al riuso delle acque affinate. Non saranno previste opere dirette sul Tara: il dissalatore sorgerà a circa un chilometro dal fiume, sfruttando una presa già esistente di Acque del Sud, senza modificare il deflusso naturale. L’acqua residua del processo, con caratteristiche compatibili con l’ecosistema marino, sarà reimmessa in mare senza alterare gli equilibri ambientali.

Accanto all’impianto, il progetto prevede interventi di riqualificazione ambientale del fiume Tara, con il miglioramento degli accessi all’acqua e della pista ciclabile che costeggia il corso d’acqua, per restituire alla comunità spazi più fruibili e valorizzati.