“C’è il rischio concreto che il sistema salti completamente”. Confartigianato Taranto torna a lanciare un grido d’allarme sul fenomeno della concorrenza sleale e dell’abusivismo, che sta mettendo in ginocchio il mondo dell’artigianato nella provincia jonica.

L’associazione evidenzia come l’intero comparto delle piccole imprese artigiane, una delle colonne portanti dell’economia locale, si trovi oggi a fronteggiare una situazione insostenibile. Secondo Confartigianato, “la presenza di migliaia di operatori irregolari, sconosciuti agli enti di controllo, sottrae milioni di euro al fisco e mina la sopravvivenza delle imprese regolari”. Un fenomeno che, oltre a danneggiare economicamente il settore, ha ricadute anche dal punto di vista sociale e professionale.

L’organizzazione non si limita a denunciare, ma rilancia la propria visione: “Alla politica del prezzo basso degli abusivi opponiamo la responsabilità sociale, la qualità del Made in Italy, l’innovazione e la collaborazione tra cliente e fornitore”. Eppure, a Taranto manca ancora un coordinamento efficace tra istituzioni e territori, denuncia l’associazione: “Basterebbe una condivisione di informazioni e interventi mirati nelle aree più colpite per iniziare a contrastare il fenomeno”.

“L’illegalità non può essere tollerata”, prosegue Confartigianato che plaude al lavoro svolto dalla Polizia Stradale contro le officine abusive, ma lamenta un’assenza di controlli in altri settori come estetica, edilizia, alimentare, autoriparazione e impiantistica. In particolare, l’associazione segnala l’incontrollata offerta di servizi tramite canali online e passaparola, senza alcuna tracciabilità o rispetto delle norme fiscali e sanitarie.

Il paradosso, osserva Confartigianato, è che “a subire i controlli sono le imprese in regola, mentre il sommerso cresce indisturbato, anche a danno della salute dei cittadini”. L’organizzazione ricorda che gestire un’impresa legale comporta investimenti in sicurezza, formazione, certificazioni e conformità normativa. E denuncia il crescente numero di artigiani costretti a chiudere le proprie attività per poi operare, loro malgrado, in nero.

Tra gli esempi portati a supporto dell’allarme, Confartigianato cita il settore delle unghie, dove dal 1° settembre entreranno in vigore nuovi divieti su sostanze chimiche, e quello dell’installazione dei climatizzatori, dove molti clienti scelgono “il tizio a nero” che lavora a prezzi fuori mercato. “Così si distrugge il mercato legale”, avverte l’associazione.

“Costi quel che costi, le istituzioni devono proteggere chi lavora onestamente”, conclude Confartigianato. L’appello è chiaro: rafforzare i controlli e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di affidarsi a professionisti in regola. Solo così si potrà tutelare il lavoro vero e garantire sicurezza e qualità ai consumatori.