Palombella: “No a rivalità Genova-Taranto sul futuro dell’ex Ilva”
Il segretario della Uilm: “Basta pressioni, il Governo sia chiaro. Tredici anni per la svolta green? Una follia”

“Non ci deve essere una battaglia o una contrapposizione tra Genova e Taranto. Nel 2006 Genova ha chiuso l’area a caldo, e Taranto ha continuato a produrre acciaio anche per Genova. Non si può oggi usare questa storia per mettere le due città l’una contro l’altra”. È quanto ha dichiarato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, intervenendo a Genova al convegno “Mare, logistica, underwater. Al centro del mercato c’è la Liguria”, organizzato dalla sezione genovese del sindacato.
Il riferimento è alle discussioni in corso sulla riconversione dell’ex Ilva e alle ipotesi che vedrebbero Genova coinvolta in un possibile trasferimento di forni elettrici. Palombella ha ricordato che “a Genova, quando fu proposta quella tecnologia, si decise, giustamente per quel momento storico, di non procedere. Oggi, a Taranto si discute legittimamente di riconversione, ma usare questa occasione per fare pressioni sulla comunità tarantina è profondamente sbagliato”.
Il leader della Uilm ha ribadito che “Genova ha piena autonomia nel valutare eventuali soluzioni, ma dire oggi ‘noi siamo pronti’ quando non c’è mai stata una discussione reale né tra i lavoratori né tra i sindacati, è fuorviante. Io personalmente non ho mai sentito nessuno chiedere l’installazione di forni elettrici o DRI a Genova”.
Lo sguardo si sposta ora sulla riunione prevista lunedì con il ministro Adolfo Urso, occasione in cui il sindacato chiederà chiarezza: “Vogliamo capire la vera strategia del governo, lo stato della gara – che sembrava già assegnata a Baku ma ora pare riaperta ad altri – e soprattutto quale AIA si intende approvare e con quali obiettivi”, ha spiegato Palombella.
Il punto critico, secondo la Uilm, riguarda i tempi della riconversione: “Tredici anni per passare dai forni attuali a quelli elettrici sono troppi. Non possiamo aspettare un’eternità. Bisogna accorciare i tempi e rendere concreto un percorso di transizione reale, sostenibile e condiviso”.