Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Debutta sabato 6 dicembre, alle ore 21, sul palco del TaTÀ di Taranto James, il nuovo spettacolo di Licia Lanera inserito nella stagione Periferie del Crest, sostenuta dalla Regione Puglia. L’attrice, regista e drammaturga barese, più volte premiata ai Premi Ubu e candidata anche quest’anno nella categoria testo non originale, firma e interpreta un lavoro che fonde confessione artistica, riflessione esistenziale e immaginario visionario.

In scena, accanto a Licia Lanera, si alternano Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti, con luci curate da Max Tane e costumi di Angela Tomasicchio. Il debutto pugliese riporta al centro il tema che attraversa l’intero lavoro: cosa resta di chi vive il teatro quando il palcoscenico scompare?

Lo spettacolo segue quattro attrici di generazioni diverse e un attore in crisi, accompagnati da due spiriti guida – una capra e un bue – chiamati a rispondere agli interrogativi del Dio del Teatro. Le prove, i fallimenti, le paure, l’amore, la maternità, l’eredità e la morte diventano materia scenica attraverso una drammaturgia che gioca sul continuo scambio tra vita reale e artificio teatrale.

«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera. L’artista racconta come l’ispirazione sia nata dal periodo della pandemia, quando il forzato arresto della scena l’ha spinta a misurarsi con l’assenza del teatro nella sua quotidianità. Da qui la domanda: cos’è il palco, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per cercare la verità?

Tra suggestioni kantoriane e tratti di comicità nera, James si interroga sul desiderio di lasciare un segno, sui limiti della fragilità umana e sul bisogno profondo di una forma di immortalità. Il titolo rimanda a un bambino ugandese adottato a distanza da Lanera tramite Save the Children durante la pandemia, figura che diventa simbolo di eredità e di cura: «In quel periodo James è stato un balsamo, un totem su cui riversare un amore che non sapevo più dove mettere», racconta.

Il progetto nasce da un percorso di ricerca avviato nel 2021 con attori di età diverse per esplorare paure, ambizioni e memorie condivise. Prima ancora che il testo fosse scritto, su impulso delle letture kantoriane, Michela Marrazzi realizzò una marionetta a grandezza naturale di James, divenuta poi elemento cardine della scena.

James è dunque una riflessione sul mestiere dell’attore, sull’identità e sulle tracce che si lasciano dietro di sé. Un omaggio al teatro come atto d’amore totale e, allo stesso tempo, un tentativo di dar voce al desiderio umano di non scomparire.