Ex Ilva, Gianni Tartaglia: “Prima la vita, poi tutto il resto”
Il consigliere comunale: “Decarbonizzare subito, non con il carbone”

“Ad agosto le città rallentano, ma a Taranto non c’è mai tregua”. Con queste parole il consigliere comunale Gianni Tartaglia, eletto nella lista Per Bitetti Sindaco, ha aperto una riflessione sulla questione ex Ilva, definita “la ferita mai rimarginata della città”.
Tartaglia ha ricordato come, da decenni, la comunità tarantina sia costretta a vivere sotto un “ricatto intollerabile: scegliere tra lavoro e salute”. Il consigliere ha ribadito che “prima viene la vita, poi tutto il resto”, sottolineando l’urgenza di una scelta definitiva per il futuro dell’industria e della città.
Il riferimento è andato al protocollo siglato lo scorso 12 agosto, firmato anche dal sindaco Piero Bitetti, che rinvia al 12 settembre la definizione di un accordo vincolante sulla decarbonizzazione. “A Roma si parla di accordo epocale, di impianti DRI e di nave rigassificatrice, mai approvata né dal consiglio comunale né dal sindaco. Da Bari arriva invece la proposta di riaccendere forni a carbone per spegnerli progressivamente. Una contraddizione che sa di beffa”, ha dichiarato.
Tartaglia ha quindi ribadito la posizione della maggioranza, espressa il 31 luglio con la sottoscrizione di 20 consiglieri comunali: no alla nave rigassificatrice, decarbonizzazione totale entro cinque anni, accordi vincolanti ex art. 34 TUEL per fissare regole, tempi e garanzie, e un piano occupazionale credibile a tutela dei lavoratori.
Nel suo intervento, il consigliere ha intrecciato ricordi personali agli anni dell’Italsider: “Negli anni Ottanta giocavo a calcio sotto le ciminiere. Tornavo a casa con la maglia rossa, sporca non di terra ma di polvere di ferro. Mia madre scuoteva la testa: Gianni, ma dove vai a giocare? Ha piovuto terra rossa? Maledetto scirocco! Non sapeva cosa significasse respirare quella polvere. Oggi invece lo sappiamo. E il fatto che lo sappiamo ci obbliga a scegliere, da che parte stare”.
L’intervento si è concluso con un appello alla responsabilità collettiva: “Non possiamo più permettere che la retorica prenda il posto della realtà. La nostra terra merita risposte chiare e definitive”.