Ex Ilva, sindacati al Governo: “200 milioni non bastano per rilanciare”
“Serve gestione pubblica per garantire lavoro e ambiente”. Regione e Comuni: “Accordo troppo stringente, serve più tempo”

Mentre il futuro dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto si gioca nelle prossime ore, i sindacati e le parti sociali alzano il livello dell’attenzione e chiedono un’assunzione di responsabilità netta e condivisa da parte del Governo e delle istituzioni locali. A ribadirlo è stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che ha convocato per martedì 8 luglio una riunione definita “decisiva”, con un formato a oltranza: “Inizieremo alle 9:30 e andremo avanti finché non arriveremo a una sintesi condivisa. Potremmo continuare anche in nottata. Io non chiuderò la riunione finché non ci sarà una decisione comune, che sia essa positiva o negativa”.
Sindacati compatti: “200 milioni non bastano, serve una svolta”
Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, ha sottolineato che la cifra messa in campo dal Governo, i 200 milioni contenuti nell’ultimo decreto, è del tutto insufficiente: “Si tratta dell’ennesimo intervento spot che non garantisce la necessaria continuità produttiva né consente una reale manutenzione degli impianti. Per avviare un vero processo di decarbonizzazione serve ben altro. È indispensabile che lo Stato assuma la piena proprietà dell’azienda, con un controllo pubblico che dia finalmente stabilità e visione. Non possiamo permettere che questo pezzo centrale dell’industria italiana venga smantellato per mancanza di coraggio”.
Sulla stessa linea Rocco Palombella, segretario generale della Uilm,, che ha ammonito: “Se non sarà approvata l’AIA, non solo sarà compromessa la produzione, ma si rischia anche uno stop definitivo al processo di risanamento ambientale. Sarebbe una tragedia occupazionale per migliaia di famiglie. Chiediamo a tutte le istituzioni, a partire da quelle locali, di uscire dall’ambiguità e fare scelte chiare. Bisogna dire sì alla produzione e alla salute, senza più scorciatoie o temporeggiamenti”.
Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, ha parlato di una “bomba sociale” pronta a esplodere: “L’intero comparto siderurgico italiano è a rischio. Non possiamo affrontare questa fase con approssimazione. Servono investimenti, un progetto industriale serio e soprattutto garanzie occupazionali per tutti, lavoratori diretti e dell’indotto. Per noi il gruppo ex Ilva deve restare unito: Taranto, Genova, Novi Ligure non possono essere trattati come compartimenti stagni”.
Ugl: “Siamo al limite, il Governo agisca”
Anche l’Ugl Metalmeccanici, con Daniele Francescangeli e Aurelio Melchionno, ha evidenziato l’urgenza di un intervento risolutivo: “Non è più tollerabile l’incertezza. Lo Stato deve assumere la guida della vertenza con determinazione. Ogni ritardo allontana la prospettiva del rilancio e alimenta tensioni sociali già molto difficili da gestire. La siderurgia è un settore strategico che non può essere lasciato nell’oblio”.
M5S e opposizione: “Chiudere le fonti inquinanti, no a forzature sui tempi”
Marco Galante, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, ha ribadito che “non si può chiedere agli enti locali di decidere in fretta su un accordo che ha conseguenze enormi su ambiente e salute. La bozza attuale è troppo vaga: prevede la riattivazione di quattro altiforni per 6 milioni di tonnellate di acciaio annue, ma non tiene conto della vetustà degli impianti né fornisce certezze sulla valutazione d’impatto sanitario. Continuiamo a chiedere la chiusura delle fonti inquinanti e un vero percorso di riconversione, che il governo Conte II aveva avviato con il progetto dell’idrogeno verde finanziato dal PNRR, oggi cancellato”.
Fratelli d’Italia: “Siamo uniti, ma serve realismo”
Per Renato Perrini, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Puglia, “la priorità è garantire salute, lavoro e sviluppo. Serve un piano che dimezzi i tempi della decarbonizzazione e dia al territorio ciò che gli spetta. Ho chiesto al ministro Urso di considerare anche i comuni di Crispiano, Massafra e Montemesola tra quelli coinvolti nell’accordo, visto che vivono le stesse criticità ambientali di Taranto”.
Ore decisive per il futuro della siderurgia
Intanto, la Commissione Ambiente del Consiglio regionale ha annunciato che seguirà costantemente il percorso dell’accordo di programma, con audizioni permanenti fino ad agosto. Il presidente Michele Mazzarano ha confermato l’intenzione di “monitorare l’intero iter, valutando le ricadute ambientali e sanitarie con attenzione e rigore”.
A margine di tutti questi interventi, resta alta la preoccupazione per il tempo che stringe: giovedì è convocata la Conferenza dei Servizi per il rilascio dell’AIA e una mancata decisione condivisa potrebbe aprire la strada a una clamorosa chiusura giudiziaria dell’impianto, con conseguenze drammatiche per Taranto e per l’intera economia nazionale.