Ex Ilva: Bonifiche, Surgo ‘Evitiamo ulteriore schiaffo alla città’

‘Quei soldi, finalizzati a bonificare territorio di Taranto, non finiscano nelle casse dell’attuale gestione’

CRONACA
10.01.2022 16:06

Siamo estremamente soddisfatti per l’esito della protesta sotto la Prefettura contro il famigerato art.21 del decreto Milleproroghe che prevede lo spostamento dei quasi 600 milioni di euro previsti per le bonifiche di alcune aree di Taranto al processo di ammodernamento e decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico. L’impegno bipartisan dei deputati presenti alla protesta, di presentare un emendamento che revochi l’art.21, va nella direzione che come Mes auspicavamo. Evitare, cioè, che quei soldi finalizzati a bonificare il territorio di Taranto non finissero nelle casse dell’attuale gestione manageriale dello stabilimento che si sta contraddistinguendo per lo sperperio di danaro pubblico in spregio dei diritti dei lavoratori e di tutta la città. È quanto dichiara Antonio Surgo, responsabile delle relazioni industriali del Movimento socialista europeo, il quale ha partecipato alla protesta indetta dall’Usb, l’unione sindacale di base, condividendone le motivazioni. Dirottare i fondi per le bonifiche rappresenterebbe un ulteriore schiaffo alla città - ha commentato Antonio Surgo -. Peraltro, quei soldi si configurerebbero quale aiuti di Stato che potrebbero trovare una eventuale motivazione solo allorquando lo Stato fosse già entrato nella maggioranza del capitale sociale. In caso contrario che fine farebbero? Finirebbero nelle mani della scellerata attuale gestione che oltre a sperperare danaro pubblico si sta contraddistinguendo per il clima di terrore instaurato all’interno dello stabilimento dove non c’è più l’armonia che la vecchia dirigenza (che sarebbe stata mandata via ingiustamente) aveva instaurato. Si potrebbe narrare come a fronte di debiti accumulati con le aziende dell’indotto, ad esempio, verrebbero spesi fior di migliaia di euro per l’ufficio megagalattico a Milano dell’attuale amministratore delegato a fronte di un piccolo ufficio destinato al presidente del cda Bernabè. Di fronte a questo drammatico e scandaloso stato di cose non si registrano segnali da parte del Governo, socio di Arcelor Mittal, tramite Invitalia. Da mesi - prosegue Surgo -, invochiamo la spallata da parte del Presidente Draghi e del Ministro Giorgetti affinché venga azzerato l’attuale management e l’azienda torni a essere nuovamente competitiva potendo contare sulla attuale ripresa del mercato dell’acciaio. Solo spazzando via l’attuale gestione e nominando contestualmente un nuovo consiglio di amministrazione all’altezza del compito cui è chiamato, Taranto sarebbe salva. (CS)

Libri: ‘Solo’ di Riccardo Nencini su Giacomo Matteotti
Taranto: Teatro, Maurizio Micheli sostituito da ‘Un fattaccio all’improvviso’