Foto Francesco Manfuso
Foto Francesco Manfuso

Un lungo e composto applauso ha accompagnato l’ingresso della bara di Giancarlo Cito nella concattedrale Gran Madre di Dio a Taranto, dove nel pomeriggio di martedì 20 maggio si è tenuto il funerale dell’ex sindaco, scomparso l’11 maggio scorso all’età di 79 anni.

Le esequie, inizialmente previste per il giorno successivo alla morte, sono state rinviate in seguito al sequestro della salma disposto dalla Procura di Taranto. A richiederlo è stata la sorella di Cito, che ha denunciato presunte mancanze nelle cure ricevute durante il ricovero ospedaliero. L’autopsia, eseguita nei giorni scorsi, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque medici. Solo dopo l’esame autoptico, la magistratura ha concesso il nulla osta alla sepoltura.

La cerimonia religiosa è stata celebrata da don Ciro Alabrese, che durante l’omelia ha ricordato “lo spirito di iniziativa che ha segnato la vita dell’ex primo cittadino” e ha esortato i presenti al valore del servizio verso gli altri: “Chi ha bisogno di essere aiutato, va aiutato”.

Sulla bara, avvolta dal tricolore, è stata deposta anche una bandiera rossoblu, simbolo della squadra di calcio locale, in segno di appartenenza e identità.

Numerosi cittadini, amici e conoscenti hanno voluto rendere omaggio a Cito, insieme alla moglie Maria Chyurlia, ai figli Mario (attualmente candidato sindaco di Taranto);e Antonella, oltre a vari esponenti del mondo politico.

Figura tra le più discusse della scena politica tarantina negli anni Novanta, Cito fu sindaco dal 14 dicembre 1993 al 24 febbraio 1996, eletto anche in Parlamento con il movimento At6 Lega d’azione meridionale. La sua ascesa fu legata anche all’uso strategico del mezzo televisivo, con cui diede voce a un forte consenso popolare.

Il suo percorso politico fu però segnato da vicende giudiziarie, culminate nella condanna definitiva a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che ne segnò la parabola discendente.

Oggi, tra bandiere, silenzi e memorie divise, Taranto ha salutato una figura che ha lasciato un segno profondo, controverso ma indelebile, nella storia recente della città.